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A. Amanensis: ecco il volto del più antico antenato dell’uomo moderno

Il volto della specie più antica dell’albero evolutivo de genere umano è stato rivelato per la prima volta grazie alla scoperta di un teschio risalente a 3,8 milioni di anni fa, in Etiopia. Il fossile appartiene ad un antico ominide, l’Australopithecus anamensis, ritenuto l’antenato diretto del celebre fossile “Lucy“, un Australopithecus afarensis. Risale ad un’epoca in cui i nostri antenati erano appena scesi dagli alberi per camminare su due zampe, ma avevano ancora fattezze simili alle scimmie, mascelle potenti e cervelli molto piccoli.

 

Amanensis era in grado di camminare su due zampe, ma manteneva le fattezze di quella che possiamo considerare un’antica scimmia

Mentre Lucy è stata celebrata negli studi sull’evoluzione umana, il suo predecessore diretto è rimasto sconosciuto per diverso tempo, essendo gli scienziati in possesso solo una manciata di denti, di alcune ossa degli arti e di alcuni frammenti del cranio, davvero pochi elementi per poter fornire ulteriori informazioni sul suo aspetto e stile di vita. L’ultimo dei resti conosciuti, il cranio di un maschio adulto straordinariamente completo chiamato MRD, rimescola tutte le carte in tavola.

È bello poter finalmente dare un volto a MRD“, ha affermato Stephanie Melillo del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, in Germania, coautore delle analisi sui frammenti rinvenuti. Il professor Fred Spoor del Museo di storia naturale di Londra, che non è stato coinvolto nella ricerca, ha affermato che la scoperta di MRD e la sua datazione influenzerebbero sostanzialmente le odierne teorie sull’albero genealogico evolutivo dei primi ominidi. “Questo cranio sembra destinato a diventare un’altro fondamentale tassello dell’evoluzione umana“, ha aggiunto Spoor.

 

Le ricerche potrebbero avergli dato finalmente un volto

Il cranio mostra che MRD aveva un cervello piccolo, grande circa un quarto delle dimensioni di un cervello moderno, ma stava già perdendo alcune delle sue caratteristiche che lo rendevano simile ad una scimmia. I suoi canini sono più piccoli di quelli visti in fossili più antichi e stava già sviluppando la potente mascella e gli zigomi prominenti visti in Lucy, fattori che gli scienziati pensano lo abbiano aiutato a masticare cibo più duro durante stagioni secche, quando era disponibile meno vegetazione.

Yohannes Haile-Selassie, del Cleveland Museum of Natural History e Case Western Reserve University, che ha guidato la ricerca, ha dichiarato: “Questo è un punto di svolta nella nostra comprensione dell’evoluzione umana durante il Pliocene“. Afarensis, che ha continuato a comparire nei reperti fossili fino ad almeno 3 milioni di anni fa, è stato spesso presentato come un probabile candidato che avrebbe potuto dare origine al ramo degli Homo, a cui appartengono gli umani moderni, ma questa scoperta rischia di concedere il primato ad Amanensis.

Nello Giuliano

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