Dopo il tragico tsunami del 2011, la centrale nucleare giapponese di Fukushima ha subito gravi danni a tre dei suoi quattro reattori che ora vengono costantemente raffreddati per impedirne l’esplosione, producendo così una enorme quantità di acqua radioattiva.
Fino ad ora questa massa di acqua contaminata, è stata immagazzinata nei mille giganteschi serbatoi appositamente costruiti e fino ad ora sono stati riempiti circa 960 serbatoi, per un totale di oltre un milione e mezzo di tonnellate di acqua radioattiva.
Il progetto iniziale era quello di raccogliere l’acqua di raffreddamento nei serbatoi per poterla poi depurare e restituirla all’oceano. Da una cospicua porzione di questa acqua, fu dunque rimossa la gran parte del cesio, rendendola quindi meno pericolosa, ma pur sempre radioattiva a causa della presenza del trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno difficile da separare dall’acqua contaminata, sebbene relativamente inoffensivo. Serviranno altri 17 anni prima che l’acqua torni ad essere inoffensiva.
Purtroppo lo spazio per lo stoccaggio dell’acqua radioattiva sta esaurendo ed il ministro giapponese dell’Ambiente, Yoshiaki Harada, ha annunciato che la Tokyo Electric Power (Tepco), gestore della centrale, potrebbe iniziare a riversare la pericolosa acqua contaminata direttamente nell’Oceano Pacifico, già dal 2022.
La vicenda è stata resa nota dallo stesso Harada, il quale lo ha dichiarato poco prima della sua estromissione dall’incarico. Le parole di Harada hanno subito suscitato preoccupazione a livello internazionale ed il primo a chiedere spiegazioni è stato il governo della Corea del Sud. Subito è infatti arrivata la smentita del rilascio dell’acqua radioattiva da parte del portavoce del governo giapponese, Yoshihide Suga, il quale ha dichiarato che le parole di Harada esprimono soltanto l’opinione dell’ex ministro, e non il pensiero del governo giapponese.
Questo non toglie che il problema della gestione delle acque di raffreddamento contaminate di Fukushima vada comunque affrontato. Per ora la società Tepco, progetta di costruire nuovi serbatoi di stoccaggio, ma va tenuto presente che c’è un limite anche a questo, fissato dalle dimensioni del sito. Al massimo si potranno quindi stoccare non più di 1,37 milioni di tonnellate di acqua, una quota che sarà raggiunta nel 2022.
La commissione incaricata dal governo giapponese per trovare una possibile soluzione ha fino ad ora avanzato cinque diverse ipotesi, di cui quella più realizzabile e meno costosa è per l’appunto il riversamento dell’acqua radioattiva nell’Oceano Pacifico. Ma la speranza è quella di riuscire a trovare una soluzione alternativa che non preoccupi gli ambientalisti e soprattutto i paesi che si affacciano sul Pacifico, come la Corea del Sud, che dal disastro del 2011 ad oggi, ancora vieta i prodotti provenienti dalla zona di Fukushima.
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