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Acqua su Marte: le immagini di Curiosity non lasciano dubbi

L’acqua su Marte un mistero che si sta lentamente dipanando, grazie alle nuove immagini della NASA e dell’Agenzia spaziale europea (ESA). Gli scienziati, credono che miliardi di anni fa, Marte aveva dell’acqua in superficie, in base alla sua atmosfera densa che intrappolava il calore. Adesso, i ricercatori stanno cercando il modo di scoprire se esiste ancora dell’acqua sul pianeta.

Mars Express dell’ESA, un veicolo spaziale in orbita attorno al pianeta, ha fotografato un sistema fluviale prosciugato chiamato Nirgal Vallis, proprio in prossimità dell’equatore del Pianeta Rosso. Il sistema fluviale si estende per circa 700 chilometri, ed è stato modellato sia dal flusso d’acqua attraverso la roccia, sia da impatti di meteoriti. Dalle immagini, si possono vedere chiaramente, le ramificazioni del flusso del fiume e i crateri, e si ritiene che il fiume risalga a 3,5 o 4 miliardi di anni.

Più o meno nello stesso periodo, anche la superficie del cratere Gale, era molto diversa da come ce lo mostra ora il rover Curiosity. Il rover, ha trasmesso sulla Terra, l’immagine di una fitta rete di crepe nel terreno, che indicano che li c’era del fango, scaturito, probabilmente, dal prosciugamento dell’acqua in superficie. Ciò, fornisce ulteriori prove del fatto che un tempo c’erano laghi in quest’area.

Minerali argillosi rivelano la presenza nel tempo dell’acqua su marte

All’interno del cratere Gale si trova il massiccio Monte Sharp, che Curiosity sta lentamente scandagliando. I ripidi fianchi della montagna consentono agli scienziati di visualizzare diversi strati di roccia fresca, imparando a ricostruire l’ambiente marziano nel tempo. Il rover si trova attualmente in un’area chiamata “unità portante dell’argilla” a causa della presenza di minerali argillosi, ma presto passerà all’unità “portante il solfato”.

Sembra che Marte sia ricoperta da diversi strati, alcuni più secchi, che si sono formati durante tutta la storia del pianeta. Nei prossimi anni, Curiosity si farà strada attraverso l’unità portante di solfati, per indagare da vicino questi strati, con la speranza di capire come si adattano alla storia ambientale di Marte.

Paola Tammaro

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