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L’afantasia: quando l’immaginazione si spegne

L’afantasia è un termine che indica l’incapacità o la difficoltà estrema nel formare immagini mentali. Questo fenomeno può coinvolgere non solo la capacità di visualizzare oggetti, ma anche quella di evocare suoni, odori e sensazioni tattili nella mente. Per chi ne è affetto, il mondo dell’immaginazione può essere un luogo vuoto o sfocato, e le esperienze sensoriali possono risultare prive di ricchezza e dettaglio. Mentre la maggior parte delle persone è in grado di evocare ricordi o immaginare scenari possibili quando chiude gli occhi, chi soffre di questa condizione non vede altro che la parte inferiore scura delle palpebre.

La parola “afantasia” è stata coniata nel 2015 dallo psicologo Adam Zeman e dai suoi colleghi dell’Università di Exeter. Questo termine ha portato maggiore consapevolezza su una condizione che, fino a quel momento, era poco studiata e compresa. Le ricerche nel campo dell’afantasia si concentrano sulla comprensione delle cause genetiche o neurologiche che possono contribuire alla sua insorgenza. Alcuni individui riportano di aver avuto questa condizione sin dall’infanzia, mentre altri l’hanno acquisita a seguito di traumi cerebrali o di altre condizioni neurologiche.

 

Afantasia, cos’è questa incapacità di immaginare?

Per coloro che vivono con l’afantasia, la mancanza di immaginazione può influenzare diversi aspetti della loro vita quotidiana. Ad esempio, la lettura di romanzi o la partecipazione a giochi di ruolo potrebbero non essere così coinvolgenti come per coloro che possono visualizzare vividamente i personaggi e gli ambienti descritti. Anche la pianificazione di attività future o la risoluzione di problemi complessi potrebbero risultare più difficili senza la capacità di creare immagini mentali delle possibili soluzioni. Questo non vuol dire, tuttavia, che i soggetti affetti da afantasia non abbiano la capacità di immaginare: essi possono immaginare concetti e fatti basandosi sulle esperienze pregresse e sulle loro credenze in modo normale, ma senza rappresentazioni sensoriali.

Nonostante le sfide che l’afantasia possa presentare, molte persone che ne sono affette sviluppano strategie di adattamento per vivere appieno la propria vita. Alcuni potrebbero fare affidamento su altri sensi, come il tatto o l’udito, per creare una rappresentazione mentale del mondo che li circonda. Altri potrebbero trovare modi alternativi per esprimere la propria creatività, ad esempio attraverso la scrittura, la musica o l’arte visiva, senza la necessità di immagini mentali. L’afantasia ci ricorda che l’esperienza umana è incredibilmente diversificata e che non esiste un unico modo “giusto” di percepire il mondo. Mentre per alcuni l’immaginazione può essere un’esperienza ricca e vivida, per altri può essere un concetto astratto o addirittura inesistente. Accettare e rispettare la diversità delle nostre esperienze sensoriali è fondamentale per promuovere l’inclusività e la comprensione all’interno della società.

Fortunatamente, negli ultimi anni sono emerse risorse e comunità online dedicate a coloro che vivono con l’afantasia. Attraverso forum, gruppi di supporto e risorse educative, le persone con questa condizione possono condividere le proprie esperienze, trovare conforto e scoprire strategie per gestire le sfide quotidiane. Inoltre, il supporto da parte di professionisti della salute mentale può essere prezioso per affrontare eventuali difficoltà legate alla condizione.

In definitiva, l’afantasia rappresenta una sfaccettatura unica dell’esperienza umana, caratterizzata dalla mancanza o dalla ridotta capacità di formare immagini mentali. Sebbene possa presentare sfide in diversi aspetti della vita quotidiana, molte persone che ne sono affette trovano modi creativi per adattarsi e vivere appieno le proprie vite. Promuovere la consapevolezza e la comprensione dell’afantasia è fondamentale per garantire un ambiente inclusivo e rispettoso per tutti.

Immagine di Freepik

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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