In occasione di un particolare esperimento, alcuni scienziati avevano legato assieme tre alligatori morti con delle imbracature e hanno disposto i corpi a circa due chilometri dalle coste del Golfo del Messico. Il primo alligatore venne sbranato dai crostacei in poco meno di in un giorno e lentamente anche i suoi organi interni vennero consumati; il secondo finì divorato dopo 51 giorni; il terzo corpo invece è andato incontro ad un destino ancora ignoto per i ricercatori.
Nessuno di loro infatti è riuscito a capire cosa possa essergli capitato, dopo che il suo cadavere venne strappato dall’imbracatura e portato via da un misterioso predatore, lasciando dietro di sè null’altro che una corda strappata. I ricercatori che hanno partecipato allo studio hanno studiato il ciclo alimentare marino e in particolare il modo in cui le creature degli abissi avrebbero reagito dinanzi ad una fonte di cibo che non avevano mai visto prima, ossia una carcassa di alligatore.
Quel che è certo è che questi esseri non possono permettersi di essere schizzinosi: il fondale oceanico è infatti un luogo buio ed estremamente freddo, troppo inospitale perchè possa ospitare fonti di cibo utili al sostentamento di molto specie animali e vegetali. “Le profondità dell’oceano sono un vero deserto per quanto riguarda il cibo, salvo l’esistenza di alcune aree particolarmente popolose che definiamo oasi“, ha detto Clifton Nunnally, del Consorzio Marino delle Università della Louisiana. “Alcune di queste oasi sorgono in corrispondenza delle cosiddette prese d’aria, poste sul fondo dell’oceano, da cui fuoriescono sostanze chimiche. Molto spesso ci finisce anche il cibo caduto dalla superficie“.
La ricerca su queste fenomeno si è concentrata principalmente sui grandi mammiferi, come le balene, i cui cadaveri offrono un corposo banchetto per creature marine grandi e piccole. Mentre i cadaveri di alligatori d’acqua dolce possono finire nell’oceano a causa degli uragani, le conseguenze ecologiche della “caduta degli alligatori” non sono mai state osservate prima d’ora. I vermi, i crostacei e gli altri abitanti del fondale oceanico sapranno passare attraverso le spesse squame degli alligatori e cibarsi della carne al loro interno? I ricercatori pensavano fosse improbabile, ma sono stati presto smentiti.
Quando il team ha inviato un robot dotato di telecamera per controllare il primo alligatore posizionato, hanno scoperto che il cadavere era stato sbranato da enormi isopodi, chiamati Bathynomus giganteus, alcuni dei quali avevano giù iniziato a mangiarlo dall’interno. Questi crostacei possono immagazzinare l’energia di un singolo pasto per mesi o anni, il che significa che il banchetto deve aver costituito un’occasione davvero irripetibile per questi “spazzini dell’oceano”.
Il secondo alligatore ha avuto una sorte più drammatica. Quando i ricercatori hanno rivisitato il cadavere 51 giorni dopo il posizionamento, lo hanno trovato interamente ripulito, fino alle ossa. I resti erano però ricoperti da una misteriosa sostanza marrone, che un’analisi del DNA ha rivelato essere una specie di “verme mangia-ossa” da poco scoperta, appartenente al genere Osedax, la cui presenza è stata per la prima volta segnalata nel Golfo del Messico.
Il cadavere del terzo alligatore, come detto, è scomparso dalla sua imbracatura prima che i ricercatori potessero scoprire quali creature marine potessero cibarsene, ma è ovvio che l’alligatore non si sia allontanato da solo. Considerando che la creatura e l’imbracatura pesavano un totale di 40 chili, il colpevole più probabile potrebbe essere stato uno squalo, stando a quanto ipotizzano i ricercatori.
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