Il corpo umano è un sistema complesso così come lo sono molte patologie che ci affliggono. Per questo motivo è spesso difficile capire il meccanismo di molte di queste, come per esempio il morbo di Alzheimer. Nonostante gli sforzi degli ultimi decenni, e i miliardi spesi nella ricerca, i progressi fatti sono molto relativi. Ci sono ancora dubbi sull’origine della patologia, ma ancora una volta si guarda alla bocca.
Un nuovo studio ha di nuovo collegato il morbo di Alzheimer alla bocca, sottolineando come possa di fatto essere un’infezione scatenata da un batterio. Nello specifico, l’agente patogeno è il Porphyromonas gingivalis che causa la parodontite cronica. La sua presenza è stata trovata all’interno del cervello di pazienti deceduti che avevano di fatto una diagnosi del morbo in questione.
le parole dei ricercatori: “Gli agenti infettivi sono stati implicati nello sviluppo e nella progressione dell’Alzheimer in precedenza, ma le prove del nesso di causalità non sono state convincenti. Ora, per la prima volta, abbiamo solide prove che collegano il patogeno intracellulare, Gram-negativo, P. gingivalis, e la patogenesi dell’Alzheimer. La nostra identificazione degli antigeni gingipain nel cervello di individui con AD e anche con patologia AD, ma nessuna diagnosi di demenza, sostiene che l’infezione cerebrale da P. gingivalis non è il risultato di una scarsa cura dentale dopo l’insorgenza di demenza o una conseguenza di un ritardo fase della malattia, ma è un evento precoce che può spiegare la patologia riscontrata negli individui di mezza età prima del declino cognitivo.”
Questo nuovo focus può aiutare di fatto a trovare nuovi trattamenti contro il morbo di Alzheimer. Una compagnia farmaceutica sta testando appunto un farmaco che prende di mira al carica batterica del suddetto agente patogeno nel cervello. Finora ha però mostrato solo risultati convincenti sui topi in laboratorio,
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