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Alzheimer: l’Intelligenza Artificiale può individuare tale malattia con sei anni di anticipo

Purtroppo il morbo di Alzheimer è estremamente debilitante e il rischio di contrarlo con l’età risulta essere abbastanza comune. Come con tutte le patologie ci sono degli stati in cui la malattia risulta essere più avanzata o meno. Una diagnosi medica in merito di solito arriva quando ormai si notano i primi effetti, ma degli esperti sono riusciti a mettere a punto un’Intelligenza Artificiale in grado di arrivare ad una diagnosi sei anni prima degli standard attuali.

L’utilità di questa AI è indubbiamente alta visto che con un così largo anticipo nella diagnosi si può affrontare la malattia al meglio. Non esiste una cura, ma esistono dei farmaci in grado di combattere l’effetto devastante che ha sul cervello e sulle facoltà cognitive. Per funzionare a dovere tali farmaci vanno presi con largo anticipo quindi questi sei anni potranno aiutare a fare miracoli.

 

Più tempo

Ecco una dichiarazione di Jae Ho Sohn, MD e MS del Dipartimento di Radiologia e Imaging Biomedico dell’Università di San Francisco: “Una delle difficoltà con il morbo di Alzheimer è che quando tutti i sintomi clinici si manifestano e possiamo fare una diagnosi definitiva, troppi neuroni sono morti, rendendolo sostanzialmente irreversibile.

Gli algoritmi che compongono l’Intelligenza Artificiale si concentrano sulla lettura del glucosio ovvero il carburante delle cellule cerebrali. Una sua diminuzione è stata collegata con la comparsa del morbo di Alzheimer. Una sua diminuzione risulta più palese negli stadi avanzati mentre è difficile riscontrarla precocemente, almeno ad occhio nudo.

Questa è un’applicazione ideale di apprendimento profondo perché è particolarmente efficace nel trovare processi molto sottili ma diffusi. I radiologi umani sono davvero bravi nell’identificare una piccola scoperta focale come un tumore al cervello, ma abbiamo difficoltà a individuare cambiamenti più lenti e globali. Data la forza dell’apprendimento profondo in questo tipo di applicazione, soprattutto rispetto agli umani, sembrava un’applicazione naturale.

A livello di test, nei primi casi l’algoritmo è risultato accurato il 92% delle volte mentre a seguire è arrivato al 98%. A livello di distanza temporale si sono rivelate corrette le previsioni fino a praticamente 76 mesi, quasi sei anni.

Giacomo Ampollini

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