I sistemi di diagnosi di molte malattie sta migliorando ogni giorni che passa tanto che dei ricercatori/studenti dell’Università di Cambridge sembrano essere riusciti a sfruttare la tecnologia VR, un qualcosa presente anche nei nostri smartphone, per poter diagnosticare il morbo di Alzheimer. Ovviamente non basta un dispositivo, ma serve sfruttare una tecnologia che comunque anno dopo anno sta facendo la comparsa sempre su più device, anche quelli meno costosi, anche se servono dei gadget extra. Si tratta della realtà virtuale o anche detta VR e da non confondere con la realtà aumentata.
Il risultato di tale ricerca è stato sorprendente in quanto l’identificazione durante il processo di studio è stato più affidabile dei test cognitivi attualmente in uso. Il punto cu cui il lavoro si è incentrata ricalca quello del professor John O’Keefe ovvero che esistono delle cellule nel cervello che vengono sfruttate come un navigatore mentale. Una parte fondamentale di tale sistema è sita nella corteccia entorinale la quale in caso di Alzheimer è una delle prime che viene danneggiata.
Chiamarlo gioco forse è un attimo esagerato, ma si tratta comunque di un’esperienza che il paziente svolge in prima persona tramite la tecnologia VR. Tramite un auricolare apposito si percorre una navigazione di un ambiente simulato nel quale c’è bisogno di una corteccia sopracitata integrata. Lo studio su un gruppo sperimentale, 45 persone, rispetto a quello di controllo, 41 persone, ha dato risultati positivi anche se il tutto va ancora perfezionato.
Ecco la dichiarazione di Dennis Chan, l’uomo che ha guidato lo studio: “Sappiamo che l’Alzheimer colpisce il cervello molto prima che i sintomi diventino evidenti. Viviamo in un mondo in cui i dispositivi mobili sono quasi onnipresenti e quindi approcci basati sulle app hanno il potenziale per diagnosticare la malattia di Alzheimer a costi aggiuntivi minimi e su una scala ben oltre quella della scansione cerebrale e di altri approcci diagnostici attuali.“
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