La ricerca per una cura dell’Alzheimer, o anche solo una comprensione, è molto difficile. Le teorie sono state, le risposte sono ben poche e di cure non ce ne sono. Una nuova ricerca ha però recentemente raggiunto un obiettivo importante che potrebbe cambiare le carte in tavola confermando il ruolo del microbioma intestinale. Il trapianto di quest’ultimo di un individui con la malattia a topi sani ha di fatto portato dietro proprio la patologia.
Questo studio quindi sembra una volta per tutte confermare che ci sono specifici batteri nel nostro intestino che possono causare un declino a livello cognitivo, come nei pazienti con il morbo di Alzheimer; in realtà si può parlare anche di altre forme di patologie simili.
Le parole dei ricercatori: “Le persone con Alzheimer vengono generalmente diagnosticate al momento o dopo la comparsa dei sintomi cognitivi, il che potrebbe essere troppo tardi, almeno per gli attuali approcci terapeutici. Comprendere il ruolo dei microbi intestinali durante la demenza prodromica, o in fase iniziale, prima della potenziale insorgenza dei sintomi può aprire strade per lo sviluppo di nuove terapie o addirittura per interventi individualizzati.”
Lo studio nello specifico ha trapiantato pezzi di microbioma di 64 individui con una diagnosi di Alzheimer in 16 topi da laboratorio adulti sani mentre altri 16 hanno ricevuto lo stesso microbioma però prima trattato con antibiotici. In test successivi il primo gruppo ha mostrato segni di decadimento cognitivo mentre il secondo gruppo no. Se queste scoperte venissero confermate si potrebbe iniziare a sperimentare nuovi trattamenti contro la malattia.
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