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L’anno 536 d.C. fu probabilmente il peggiore di tutti i tempi

Se pensate che questo 2020 sia un anno infausto probabilmente avete ragione. Sui libri di storia sarà certamente ricordato come “l’anno della pandemia“, che tutto il mondo ancora oggi si trova a combattere su più fronti, ma che ci crediate o no la storia ha messo l’uomo dinanzi a periodi ben più spiacevoli. L’anno 536 d.C. fu davvero terrificante, secondo le pochissime fonti storiche del periodo che ci sono giunte. Di gran lunga peggiore del 1349, l’anno della peste nera, e addirittura peggio del 1918, in cui si verificò la pandemia di influenza spagnola, che causò oltre 100.000 morti.

Dal 536 d.C. iniziò quello che viene descritto come il decennio più freddo mai affrontato, con temperature più basse anche di 2,5 gradi. Secondo lo storico bizantino Procopio, pesanti banchi di nebbia avvolgevano costantemente qualsiasi panorama e in Cina si fece un gran parlare di abbondanti nevicate in piena estate. Eppure non c’erano guerre o grandi pestilenze: il politico romano Cassiodoro parlò di un “sole divenuto blu” e di stagioni che sembravano essersi fuse tra loro. Come principale conseguenza di questi misteriosi stravolgimenti climatici, la produzione di derrate alimentari come il pane diminuirono in maniera considerevole nel periodo tra il 536 e il 539 d.C.

 

Nell’anno 536 d.C. si verificarono eventi di portata tale da generare sconvolgimenti significativi nel clima terrestre

Insomma, furono anni così duri e così caotici che in molti parlarono di una vera e propria apocalisse. Ma a cosa poteva essere imputabile una sì grave situazione globale? Uno studio condotto nel 1990 analizzò gli anelli dei tronchi di diversi alberi ed effettivamente riscontrarono che intorno all’anno 540 d.C. si verificarono estati insolitamente fredde. Uno scienziato dell’Università di Berna ipotizzò, alla luce di tali dati, che a causare l'”apocalisse” del 536 fu con ogni probabilità una devastante eruzione vulcanica. A confermare tale teoria vi sarebbero studi condotti sulle eruzioni vulcaniche in Islanda, in Indonesia e nelle Filippine, che furono così violente da innescare una serie di eventi tali da sconvolgere il clima terrestre.

Quando vulcani particolarmente potenti eruttano con così tanta violenza, nell’atmosfera viene immessa una tale quantità di polveri da creare un vero e proprio schermo che impedisce ai raggi solari di giungere sulla superficie del pianeta, di conseguenza raffreddandolo. Una volta raggiunta la stratosfera, queste particelle creano un aerosol così denso da permanere anche per molti anni. All’anno 536 d.C. infatti si fanno risalire enormi emissioni di anidride carbonica, diossido di zolfo e cenere, a conferma di una coltre di smog molto resistente. A ciò si aggiunse, nel 541, l’epidemia di peste che uccise il 50% della popolazione terrestre e colpì duramente lo stesso Impero Romano d’oriente.

Nello Giuliano

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