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Sulla Luna è facile riconoscere un cratere da impatto. Sulla Terra, i segni vengono cancellati dal tempo e il compito non è così facile come vorrebbero gli esperti. Un team di scienziati dell’Università dell’Alaska ha recentemente trovato un modo per rilevare questi siti di impatto nascosti.
Le meteore possono raggiungere l’atmosfera terrestre a una velocità di 72 chilometri al secondo. Mentre passano, una parte di esse viene vaporizzata mentre si scontrano a questa velocità contro le molecole d’aria. A seconda delle loro dimensioni, quando colpiscono il suolo, la roccia lascia una traccia, nota come cratere da impatto.
L’evento geologico comporta molta energia, tanto da formare addirittura il plasma, un tipo di gas riscaldato in cui gli atomi si scindono in elettroni e ioni positivi. L’energia cinetica dell’impatto produce calore, vapore e plasma. Quest’ultimo è una parte fondamentale del nuovo metodo di screening dei crateri da impatto antichi.
Gli esperti hanno analizzato la struttura dell’impatto di Santa Fe, New Mexico, stimata in 1,2 miliardi di anni. Secondo il team, tutto il plasma prodotto dall’evento ha prodotto uno strano effetto con il magnetismo naturale delle rocce, formando un’area di impatto in cui i livelli di magnetizzazione erano 10 volte inferiori alle normali misurazioni.
In pratica, il plasma ha creato uno “scudo magnetico”, che ha fatto scendere l’intensità magnetica allo 0,1% del livello di saturazione della roccia. La magnetizzazione naturale delle rocce varia tra l’1 e il 2% della sua massa. In genere, il livello di magnetismo ritorna al suo stato naturale quasi immediatamente dopo un impatto. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, nel cratere di Santa Fe, il magnetismo non è mai tornato al suo stato originale.
L’ articolo scientifico è stato recentemente pubblicato su Scientific Reports.
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