Ancora successi per la missione Artemis I della NASA e il record dell’Apollo 13 battuto. I controllori di volo nella White Flight Control Room del Johnson Space Center della NASA a Houston hanno infatti eseguito con successo la manovra per inserire la navicella Orion in un’orbita retrograda distante, accendendo il motore del sistema di manovra orbitale per 1 minuto e 28 secondi alle 15:52 CST, ovvero le 22:52 ora italiana, spingendo il veicolo spaziale a 110 m/s.
Dopo il successo della manovra di Injection Burn, e l’entrata di Orion nell’orbita retrograda distante attorno alla Luna, i controllori di volo della missione Artemis I, monitoreranno i sistemi chiave ed eseguiranno controlli sulla navicella nell’ambiente dello spazio profondo.
Si tratta di un’orbita distante in quanto Orion si troverà ad una distanza di circa 64000 km sopra la Luna. Una distanza tale da far si che la navicella impieghi quasi una settimana per completare mezza orbita attorno alla Luna, prima di poter uscire dall’orbita lunare per intraprendere il viaggio di ritorno a casa.
Tra pochi giorni quindi Orion sfrutterà ancora una volta la forza gravitazionale della Luna, combinata con un flyby lunare programmato con precisione per poter avere la spinta necessaria che consenta alla navicella di entrare nella sua rotta di ritorno verso la Terra per poi ammarare nell’Oceano Pacifico domenica 11 dicembre.
Nel frattempo ieri, nell’11° giorno di missione per Artemis I, la navicella Orion ha battuto il record di distanza dalla Terra dell’Apollo 13. Alle 14:42 di sabato 26 novembre, Orion ha dunque infranto il record di distanza per le missioni con un veicolo spaziale progettato per trasportare gli esseri umani nello spazio profondo e tornare sulla Terra.
Il precedente record fu stabilito durante la missione Apollo 13 con una distanza dalla Terra di circa 400.000 km dal nostro Pianeta. Ma la missione Artemis I si spingerà anche oltre e la massima distanza dalla Terra della navicella Orion sarà raggiunta domani, quando la navicella verrà a trovarsi a circa 435000 km dalla Terra.
E mentre la missione Artemis I procede con successo, gli ingegneri della NASA continuano con i test e le operazioni che saranno necessarie per la missione Artemis II. È stata infatti completata la prima accensione di manutenzione orbitale attivando i propulsori ausiliari sul modulo di servizio di Orion. Le manovre di burn di manutenzione orbitale pianificate, metteranno a punto la traiettoria di Orion mentre continua la sua orbita attorno alla Luna.
Si continuano anche a raccogliere dati su quello che sarà l’impatto di un viaggio simile sul corpo umano. A volare infatti a bordo di Orion nella missione Artemis I è un manichino speciale che prende il nome dall’astronauta che giocò un ruolo fondamentale nel riportare l’Apollo 13 sano e salvo sulla Terra. Si tratta di Arturo Campos, un ingegnere che sviluppò un piano per fornire al modulo di comando energia elettrica sufficiente per tornare a casa in sicurezza dopo la rottura di una bombola di ossigeno a bordo del modulo di servizio della navicella Apollo.
Il comandante della Orion, Moonikin Campos, è dotato di sensori per fornire dati su ciò che i membri dell’equipaggio possono sperimentare in volo, una serie di dati fondamentali dunque per consentire l’esplorazione umana nello spazio profondo.
Su Artemis I, gli ingegneri stanno inoltre testando diversi aspetti della navicella Orion necessari per le missioni nello spazio profondo con equipaggio, incluso il suo sistema di propulsione altamente capace in grado di mantenere la rotta con precisione e garantire che il suo equipaggio possa tornare a casa.
Saranno testati anche sistemi di comunicazione e navigazione, i sistemi e le caratteristiche per gestire la radiazione cosmica, nonché lo scudo termico in grado di gestire un rientro ad alta velocità dalla Luna.
Sia la distanza che la durata del viaggio, richiedono infatti che i veicoli spaziali abbiano dei sistemi in grado di funzionare in modo affidabile lontano da casa, essere in grado di mantenere in vita gli astronauti in caso di emergenza ed essere comunque abbastanza leggeri da poter essere lanciati da un razzo.
La missione Artemis II testerà invece tutti i sistemi necessari agli astronauti per vivere e respirare nello spazio profondo. Le missioni di lunga durata lontano dalla Terra spingono gli ingegneri a progettare sistemi compatti non solo per massimizzare lo spazio disponibile per il comfort dell’equipaggio, ma anche per permettere di avere il volume necessario per trasportare materiali di consumo come cibo e acqua sufficienti per l’intera missione.
Ph. Credit: NASA – Artemis I
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