L’Artico si sta riscaldando molto di più rispetto al resto del pianeta, in gran parte a causa di uno spinoso circolo vizioso, ovvero quando più ghiaccio marino si scioglie, espone acque più scure, che assorbono più energia solare, accelerando ulteriormente lo scioglimento.
I processi di riscaldamento, noti come amplificazione artica, sono, secondo i ricercatori, molto più catastrofici di quanto abbiano sino ad ora pensato. Grazie all’analisi di nuovi set di dati, alla fine del 2021 i ricercatori stimavano che la regione si stesse effettivamente riscaldando quattro volte più velocemente del resto della Terra, con enormi conseguenze per l’intero Pianeta.
Inoltre, una nuova ricerca pubblicata all’inizio dell’estate, mostra che negli ultimi decenni l’Artico non si è riscaldato a un ritmo costante e prevedibile. Petr Chylek, ricercatore presso il Los Alamos National Laboratory e autore principale dello studio spiega infatti che “questi cambiamenti non sono fluidi, come si è creduto fino ad ora. Si verificano fondamentalmente in due fasi distinte: una intorno al 1985 e poi intorno al 2000. Dopo quest’ultimo aumento nel 2000, l’amplificazione artica è di circa 4,5 rispetto volte più veloce di prima. Quindi è un cambiamento significativo“. Ciò significa che sino ad ora sia la comunità scientifica e che i politici hanno fatto riferimento a cifre sottostimate.
Cosa abbia causato questi picchi improvvisi delle temperature artiche non è ancora chiaro. Ma, secondo Chylek, il primo negli anni ’80 era probabilmente dovuto all’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera,. Il secondo picco intorno alla fine del secolo potrebbe essere dovuto alla variabilità del clima, ad esempio al cambiamento delle correnti oceaniche.
Gli scienziati hanno un’ipotesi sul motivo per cui aumenta notevolmente il riscaldamento generale dell’Artico. Il ghiaccio marino ha un “albedo” molto alto, cioè riflette gran parte della radiazione solare. Ma l’acqua di mare sottostante ha un basso albedo, quindi assorbe quell’energia. Quindi, mentre il ghiaccio si scioglie, l’albedo dell’Artico diminuisce, aumentando le temperature, e portando allo scioglimento di più ghiaccio, innescando un circolo vizioso che porta all’aumento della velocità di riscaldamento.
Nel dettaglio, come spiega Chylek, “questo effetto albedo si traduce nello scioglimento del ghiaccio marino in estate e all’inizio dell’autunno. A causa dell’evaporazione dell’acqua e poiché un’area d’acqua più ampia è rimane scoperta, otteniamo questo vapore acqueo nell’atmosfera e la formazione di nuvole di basso livello”.
E sembra che anche queste formazioni nuvolose contribuiscano all’aumento delle temperature. Le nuvole a bassa quota assorbono infatti parte della radiazione solare e permangono per tutto l’inverno, intrappolando quindi il calore nella zona. Quindi, anche quando il Sole non si fa mai vedere durante l’inverno artico, le estati e gli autunni più caldi a causa delle nuvole e del loro calore, rendono più caldi anche gli inverni freddi dell’Artico.
Le estati più calde del normale inoltre, fanno si che il calore rimanga intrappolato anche nell’Oceano Artico, che lo rilascia poi durante l’inverno. Questo fa si che sia proprio durante l’inverno che si registrano i maggiori aumenti di temperatura rispetto alle medie glaciali del freddo, un tempo forse, Artico.
Contemporaneamente, l’aumento del numero delle tempeste fa si che arrivi una maggiore quantità di aria umida dalle latitudini più basse nell’Artico, incoraggiando ulteriormente lo sviluppo delle nuvole.
E le iniezioni di acqua più calda da sud, portate a nord dalle correnti oceaniche, sciolgono ulteriormente il ghiaccio marino. Chylek spiega infatti che “mentre si scioglie, l’acqua evapora e aumenta l’umidità atmosferica, il che provoca un aumento della nuvolosità in inverno, con conseguente aumento della radiazione infrarossa proveniente da queste nuvole in superficie”.
Ci è voluto del tempo prima che il ghiaccio marino dell’Artico iniziasse a sciogliersi, ma ora che ha iniziato, questo circolo vizioso di riscaldamento nell’Artico è peggiorato e il tasso di cambiamento è diventato molto più evidente.
Ci sono già enormi e gravi conseguenze su vasta scala del riscaldamento così rapido dell’Artico. Innanzitutto vi è un maggiore scioglimento dei ghiacci, in particolare in Groenlandia, dove ogni hanno si perdono, finendo in mare, circa un quarto di trilione di tonnellate di ghiaccio. Questo fa si che si abbia un consistente innalzamento dei livelli del mare. Inoltre, le acque più calde diventano fisicamente più grandi, un fenomeno noto come espansione termica, fenomeno che provoca un ulteriore innalzamento del livello del mare.
Le temperature in aumento ed il riscaldamento globale e della zona dell’Artico, stanno inoltre facendo si che si verifichi lo scongelamento del terreno ghiacciato noto come permafrost. Una condizione decisamente pericolosa in quanto quando il permafrost perde acqua crolla, trascinando giù qualsiasi infrastruttura che si trovi al suo interno o al di sopra, come condutture, strade ed edifici.
Concludendo, sembra dunque che l’Artico sta precipitando nell’incertezza climatologica ed ecologica. Questo tipo di variabilità rende difficile per i modelli definire come stia cambiando l’Artico e prevedere come questi cambiamenti influenzeranno il sistema climatico su larga scala. Ecco perché è così importante che gli scienziati prendano coscienza del fatto che l’Artico si sta effettivamente riscaldando a una velocità quattro volte superiore a quella del resto del pianeta.
Foto di Mario Hagen da Pixabay
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