L’asteroide Bennu misura circa 500 metri di diametro ed è potenzialmente pericoloso per la Terra, e questo è uno dei motivi che ha spinto la NASA a studiarlo. Oltre ovviamente alle possibilità di ottenere informazioni sul nostro Sistema Solare, attraverso lo studio di questa roccia spaziale.
L’orbiter “Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security-Regolith Explorer”, meglio conosciuto come OSIRIS-Rex ha raggiunto Bennu il 3 dicembre del 2018 dopo un viaggio di milioni di chilometri iniziato zona una manovra di “fionda gravitazionale” dalla Terra. Scopo della missione è anche quello di riuscire a prelevare un campione dall’asteroide e riportarlo sulla Terra nel 2023.
Ma fino ad allora, OSIRIS-Rex, continua a scattare immagini ed inviare dati riguardanti Bennu sulla Terra. Le ultimi immagini scattate dalle fotocamere della OSIRIS-Rex mostrano degli strani sbuffi di polvere e particelle, alzarsi dalla superficie dell’asteroide. I ricercatori non hanno ancora spiegazioni per questo particolare fenomeno, che risulta essere molto diverso da quanto viene osservato nelle comete. I pennacchi di Bennu sono infatti decisamente diversi da quelli delle comete. Per queste ultime si tratta del ghiaccio sublimato dall’azione del Sole. Ma le orbite degli asteroidi non consentono loro la presenza di ghiaccio sulla superficie.
Il primo di questi strani pennacchi di polvere è stato osservato all’inizio dell’anno, il 6 Gennaio. Nei mesi successivi OSIRIS-Rex, con la sua NACAM1, ne ha documentati almeno un’altra decina. Secondo il professor Dante Lauretta, dell’Università dell’Arizona e principale ricercatore della missione, si tratta di una delle scoperte più sorprendenti della sua carriera. Anche se il team è ancora alla ricerca di una risposta per questo fenomeno, che conferma che gli asteroidi sono molto più attivi di quanto si pensasse.
Oltre al loro interesse scientifico, i pennacchi dell’asteroide Bennu, suscitano nei ricercatori anche qualche piccola preoccupazione. Dato che lo scopo della missione è quello di scendere sulla sua superficie per recuperare dei campioni, si teme che le particelle emesse da questi sbuffi, possano danneggiare la sonda. Hanno quindi subito iniziato a studiare in maniera molto più approfondita la possibilità di questo evento, scoprendo che non ci sono grandi pericoli per l’atterraggio.
Lo studio ha inoltre permesso di acquisire ulteriori informazioni sulle caratteristiche dei pennacchi. Sembra infatti che parte del materiale vengo espulso nello spazio, mentre una parte viene intrappolato dall’attrazione gravitazionale di Bennu, iniziando ad orbitargli attorno. Questa particolare attività, secondo i ricercatori, potrebbe portare alla nascita di “mini-lune” attorno a Bennu. Un parte del materiale emesso con i pennacchi invece, viene attirato nuovamente sulla superficie dalla gravità dell’asteroide.
Ad aumentare il fascino di Bennu per il team di ricerca è anche la recente scoperta fatta grazie ai due spettrometri della sonda, l’OTES a emissione termica e l’OVIRS che opera nell’infrarosso e nel visibile. Questi due sistemi hanno rilevato la presenza di idrossili sulla superficie di Bennu. Questo indica che in passato i minerali rocciosi dell’asteroide erano a contatto con acqua allo stato liquido.
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