È stato compiuto un passo importante verso la realizzazione di quello che sarà il più grande radiotelescopio del mondo, lo Square Kilometre Array (SKA). L’Osservatorio che la realizzerà è nato ieri a Roma: sono sette gli Stati che, sotto la guida dell’Italia, hanno firmato il Trattato internazionale che decreta la nascita dello SKA Observatory (SKAO). Una organizzazione non governativa dedicata all’astronomia, che si prepara a diventare la seconda più grande al mondo, dopo l’European Southern Observatory (ESO).
Del Trattato che istituisce lo SKAO, fanno parte, oltre all’Italia, anche la Gran Bretagna la Cina, il Portogallo, il Sudafrica, l’Olanda e l’Australia. Si tratta di un progetto importantissimo nel campo dell’astronomia che partirà il prossimo anno.
Sono già stati stimati contratti per circa 700 milioni di euro, che a partire dal 2020 potranno essere assegnati alle aziende dei sette Paesi membri dello SKAO.
Al progetto parteciperà anche un equipe di oltre mille persone, tra ricercatori ed ingegneri, provenienti da ben 20 paesi diversi. La stessa squadra che negli ultimi 5 anni è stata coinvolta nella progettazione della rete di radiotelescopi che comporrà lo SKA.
Lo SKA prevede migliaia di antenne, distribuite fra Sudafrica e Australia, coordinate da un quartier generale del Regno Unito. I dati che è in grado di raccogliere, saranno così numerosi da essere analizzati da due computer di straordinaria potenza e velocità. Si stima infatti che SKA potrà raccogliere ogni giorno, una quantità di dati pari a 600 seguito da 15 zeri (quindi 600 petabyte). Il radiotelescopio SKA sarà il più grande del mondo: le sue parabole lavoreranno infatti tutte assieme, come se fosse un solo unico ed immenso corpo.
SKA andrà alla ricerca, nell’Universo, delle risposte che cerchiamo su fenomeni che oggi ci è difficile comprendere. Raccoglierà dati che fino ad ora non siamo riusciti ad ottenere, come i lampi radio veloci. Ci aiuterà a mappare e conoscere milioni di galassie e cercherà la vita in altri mondi e nello spazio. Potrà anche confutare con nuove prove alcune aspetti della teoria della relatività.
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