Al termine della grande glaciazione, ovvero circa 12 mila anni fa, nel Mare del Nord vi erano delle zone di terraferma, oggi sommerse dalle acque. E proprio in questa zona i ricercatori credono che si trovi la Atlantide del Mar del Nord. Secondo un team di ricercatori dell’University of Wales infatti, questa regione sarebbe stata abitata da una popolazione numerosa.
A seguito dei numerosi ritrovamenti di manufatti da parte dei pescatori del luogo, i ricercatori, guidati da Martin Bates, un geoarcheologo della University of Wales Trinity Saint David hanno deciso di perlustrare l’area, per dimostrare la teoria secondo la quale queste terre, una volta emerse, fossero abitate.
Grazie ai dati provenienti da fonti molto diverse tra loro, dalle compagnie petrolifere alle aziende per lo sviluppo dell’energia eolica, i ricercatori hanno potuto ricostruire la mappa dei fondali di questa remota regione di mare tra la Scandinavia e la Gran Bretagna, anche conosciuta come Doggerland. La mappa del fondale ha dunque fornito nuove prove della probabile presenza di insediamenti umani nella regione.
In particolare nella loro analisi il team di ricercatori condotto da Bates, ha analizzato tre diversi siti nella parte meridionale del Mare Del Nord. Bates ha spiegato che la fase preliminare della ricerca consiste “nell’esaminare tutti i carotaggi eseguiti sul fondo marino per ricostruire la geologia dell’ambiente in trasformazione negli ultimi centomila anni. Da queste informazioni, possiamo individuare sul fondale o al di sotto di esso i siti più probabili dai quali ricavare le prove di attività dei nostri antenati in questo paesaggio ormai perduto”.
Ma non è certo un’impresa facile rilevare campioni e dati in quest’area del Mar del Nord. Questa zona è infatti una tra le più trafficate del Pianeta ed è attraversata da moltissime rotte commerciali. Inoltre il clima non è certo quello dei Caraibi e nemmeno le acque cristalline. Per il traffico sostenuto e le frequenti tempeste, la visibilità è infatti spesso molto scarsa. Tutto questo rende il compito di mappare i fondali davvero difficile per i ricercatori.
Data la scarsa visibilità e le gelide temperature, i ricercatori hanno preferito utilizzare dei metodi di analisi basati su tecniche acustiche. Inoltre sono stati poi raccolti dei campioni di fondale dalle zone dove si riteneva più probabile fossero esistiti degli insediamenti umani.
Le ricerche e gli sforzi del team hanno già dato i loro frutti. Sono già stati individuati in una delle aree prese in esame, resti di legno e torba. Le grandi dimensioni del legname ritrovato fossilizzato lascia supporre quasi con certezza, che in quel luogo si trovasse una foresta nella Preistoria. Mentre in un’altra zona esaminata, sono chiaramente apparse le tracce di un grande fiume.
Oltre ai resti di quella che sembrerebbe essere stata una terra emersa, i ricercatori hanno trovato anche numerosi altri reperti che sembrerebbero corrispondere a dei piccoli manufatti umani. Dal fondo del mare sono stati infatti recuperati dei piccoli frammenti di selce che potrebbero essere dei prodotti della lavorazione per ottenere uno strumento litico. Il più grande dei tre manufatti è sembra infatti essere stato spezzato al bordo da una mazza di pietra.
Anche se questi reperti non sono ancora stati approfonditamente studiati, dalle prime analisi sembrerebbero essere degli utensili, che dimostrano quindi che, in queste terre ora sommerse, una volta vi camminava l’uomo.
L’Atlantide del Mare del Nord è stata quindi scovata, ora non ci resta che seguire gli sviluppi della ricerca per svelare tutti i segreti di questa misteriosa Atlantide preistorica.
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