Dal 21 gennaio scorso ha avuto inizio un inflazione, ovvero un sollevamento progressivo del terreno, al di sotto del monte Thorbjorn, un vulcano che si trova a poco più di 51 km dalla capitale Reykjavík, la capitale islandese, e ad appena 24 chilometri dall’aeroporto internazionale di Keflavik. La situazione ha destato molta preoccupazione nella zona in quanto l’inflazione del terreno sta procedendo molto velocemente ed è stata accompagnata da sciami sismici, si teme una ripresa dell’attività vulcanica.
Al momento le autorità islandesi stanno tenendo monitorata la situazione ed hanno decretato lo stato di “incertezza” emettendo un codice giallo per l’aviazione nella penisola di Reykjanes.
Dal 21 gennaio l’inflazione ha proseguito all’insolita velocità di circa 3-4 mm al giorno e il servizio meteorologico islandese ha invece confermato lo sciame sismico nella zona. Secondo il comitato scientifico della Protezione Civile islandese, il rigonfiamento sarebbe dovuto all’accumulo di oltre un milione di metri cubi di magma al di sotto del vulcano, ad una profondità non molto elevata. Questa situazione, accompagnata dall’attività sismica fa temere una possibile eruzione del vulcano, rimasto inattivo dalla sua ultima serie di eruzioni, avvenute tra il 1210 ed il 1240 e ricordate come i fuochi di Reykjanes.
Secondo i dati ufficiali, i terremoti di maggiore intensità si sono registrati nella giornata del 22 gennaio, con magnitudo massime di 3,7 gradi. Questo genere di attività sismiche non sono rare in questa zona. A destare preoccupazione è infatti la loro concomitanza con l’inflazione del terreno sotto il monte Thorbjorn e la sua attività vulcanica.
Per gli esperti lo scenario più probabile, e anche quello più auspicabile, sarà la cessazione dell’accumulo di magma che porterà ad un arresto del fenomeno di rigonfiamento del terreno. In caso contrario si potrebbe verificare un aumento dell’attività vulcanica che si tradurrà in un eruzione con terremoti anche fino a 6 gradi.
Un’altra possibilità è che il rigonfiamento non sia dovuto all’attività vulcanica e al magma, ma all’attività tettonica. Questa prospettiva è meno preoccupante di un imminente eruzione, ma potrebbe portare a terremoti di maggiore intensità.
Pall Einarsson, docente di geofisica ritiene che sia “troppo presto per cercare di distinguere lo scenario più plausibile”.In ogni caso le autorità islandesi sono pronte per qualsiasi evenienza ed hanno già preparato un piano di evacuazione della zona in caso si rendesse necessario. Rognvaldur Olafsson, a capo del Dipartimento della Protezione Civile e Gestione delle Emergenze ha infatti dichiarato: “Dobbiamo essere pronti agli scenari peggiori, quindi stiamo pianificando un’evacuazione in caso di eruzione, ance se lo scenario più probabile è l’interruzione graduale del fenomeno”.
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