Far volare gli aerei ad un’altitudine superiore di almeno 600 metri potrebbe avere come prima conseguenza una radicale riduzione del loro impatto ambientale, in particolare con riferimento alle cosiddette “scie chimiche“, attorno alle quali si è sviluppata una sempre più ampia letteratura che le vorrebbe come causa principale dei cambiamenti climatici. Tale riduzione, stimano i ricercatori, corrisponderebbe a quasi il 60% in meno delle emissioni attuali.
Le scie lasciate nel cielo dagli aeromobili, ossia quelle linee bianche che si formano appena dietro gli aerei che attraversano il cielo, possono formare delle nuvole dannose per l’ambiente almeno quanto le emissioni di anidride carbonica. La creazione di queste nuvole è però imputabile solo al 2% dei voli. I ricercatori hanno scoperto infatti che far volare appena l’1,7% degli aerei in circolazione ad appena 600 metri di altitudine in più potrebbe ridurre drasticamente la formazione di scie e quindi di queste nuvole nocive. L’impatto di tali misure comporterebbe inoltre un aumento di solo lo 0,014% di carburante in più, secondo lo studio.
L’autore dello studio, il dottor Marc Stettler, ingegnere civile presso l’Imperial College di Londra, ha dichiarato: “Ciò dimostra che dall’industria aeronautica e dalla oculata gestione del traffico aereo viene un contributo che può essere essenziale per l’ambiente“. Le scie in questione infatti si formano quando residui di carbonio non bruciato provenienti dal combustibile in uso dagli aerei vengono espulsi dal motore e circondati dal vapore acqueo, che si condensa su di essi. In condizioni in cui l’aria è satura di particelle di ghiaccio, queste sostanze possono diffondersi in maniera incontrollata.
Gli autori dello studio suggeriscono quindi di volare ad altitudini più basse o più alte, a seconda del caso, per evitare aree in cui le condizioni meteorologiche favoriscono la formazione di scie. Tuttavia, tali accortezze non sono scevre da problemi, poiché le deviazioni rispetto ad un piano di volo standard possono portare ad un aumento delle emissioni di CO2; se non che, tenendo sotto controllo determinati voli e applicando solo ad essi il piano di volo “riveduto e corretto”, i quasi impercettibili mutamenti nelle emissioni hanno comunque rispettato il limite di CO2.
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