Nel 2019 si sono registrati circa 44 milioni di uccelli nidificanti in meno nel Regno Unito rispetto agli anni ’70; si pensa poi che ci siano meno di un milione di ricci, rispetto ai 35 milioni degli anni ’50 e anche i due terzi delle farfalle hanno avuto una tendenza al ribasso dagli anni ’70, dipingendo un quadro cupo per la biodiversità nel Regno Unito. Con “biodiversità” si intende semplicemente la varietà della vita sulla Terra; in altre parole, si identifica l’insieme di ecosistemi essenziali per le specie animali e vegetali.
Un esempio è il processo con cui il cibo arriva sulle nostre tavole. L’agricoltura dipende da centinaia di specie animali e vegetali diverse, basti pensare all’impollinazione delle colture. Una vasta gamma di animali, funghi e microbi decompone la materia organica e arricchisce il terreno con diversi micronutrienti, rendendo il cibo che coltiviamo più nutriente. Una varietà di piante ad esempio immagazzina carbonio nei suoi tessuti, seppur a velocità e quantità diverse, fattore che potrebbe essere un elemento prezioso per rallentare il cambiamento climatico.
Ecco perché gli enormi danni alla biodiversità sono così preoccupanti, in particolare tra gli insetti. Potranno anche non essere gli animali più carini del mondo, ma costituiscono la parte più cospicua di tutte le creature viventi. Ma come se la cavano gli altri animali? Ci sono molti altri esseri viventi di cui non riusciamo ad ottenere informazioni sufficienti per valutare l’impatto su di esse dei cambiamenti climatici. Per capirlo, gli scienziati hanno utilizzato il parametro della loro distribuzione sul territorio nel corso dei decenni.
Le stime sulla distribuzione delle specie provenivano da osservazioni raccolte da volontari. Queste stime riguardano oltre 5.000 specie di invertebrati, muschi e licheni presenti in tutto il Regno Unito dal 1970. La buona notizia è che molto di questi specie non stanno diminuendo di numero, ma al contrario stanno proliferando.
Diversi gruppi di insetti, incluse oltre 3.000 specie di formiche, scarabei, zanzare e moscerini, hanno visto crescere la loro distribuzione di quasi il 6%, sebbene vi fossero notevoli variazioni tra le specie. Ma i risultati più interessanti provenivano dalle specie di acqua dolce: questo gruppo era diminuito tra il 1970 e la metà degli anni ’90, ma la sua distribuzione è tornata ai livelli del 1970 negli ultimi anni. Gli insetti d’acqua dolce comprendono ad esempio le libellule, insetti che trascorrono la maggior parte della loro vita in corsi d’acqua e fiumi d’acqua dolce come larve.
Questa inversione di tendenza sembra coincidere con l’attuazione della direttiva europea sul trattamento delle acque reflue urbane, quindi è possibile che gli insetti d’acqua dolce abbiano beneficiato degli sforzi per ripulire i fiumi effettuati dal governo britannico. C’è stato anche un aumento nella distribuzione di muschi e licheni. Entrambi sono sensibili alla qualità dell’aria, quindi il loro parziale recupero potrebbe essere dovuto alla riduzione dell’inquinamento atmosferico. Questi risultati sono molto interessanti, in quanto suggeriscono che una tendenza al ribasso può essere invertita, se si agisce sulle cause del calo.
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