A guardare per la prima volta un’immagine di un’aurora polare, nota ai più come aurora boreale, tutti noi abbiamo provato un senso di meraviglia, che tra l’altro non è paragonabile ad una visione diretta. Un gioco di luci nell’atmosfera in grado di far venire la pelle d’oca, un evento che sembra quasi magico, ma che presenta una spiegazione abbastanza comprensibile. Si tratta di particelle particolarmente cariche provenienti da Sole che creano tale effetto una volta raggiunta la nostra atmosfera.
Come nel circolare polare artico esiste questo fenomeno, anche al polo sud ne esiste uno simile e che non tutti conoscono ovvero l‘aurora australe. Il discorso sulla bellezza rimane lo stesso ed è facile immaginare che si tratta praticamente dell’immagine speculare di quello che succede dall’altra parte del globo; invece no. Un recente studio ha dimostrato che i due eventi non sono esattamente simili; una vecchia ricerca aveva portato avanti una differente teoria, ma si è rivelata errata.
Ecco una dichiarazione dell’autore principale dello studio ovvero Anders Ohma, dottorando all’Università di Bergen in Norvegia: “La ragione per cui è eccitante è che prima pensavamo che l’asimmetria nel sistema entrasse nella magnetosfera da un meccanismo chiamato riconnessione della coda. Ciò che questo documento mostra è che è possibile che sia effettivamente il contrario.”
Il punto di partenza è il campo magnetico terrestre il quale si forma all’interno del pianeta per poi disperdersi all’esterno con onde non visibile ad occhio nudo. Anche il Sole ne ha uno e parte di esso segue gli eventi noti come venti solari. Quando quest’ultimi colpiscono il campo magnetico terrestre si formano le aurore, ma apparentemente il vento colpisce in modo asimmetrico creando una discrepanza tra i due fenomeni ed è stato confermato dalle misurazioni fatte.
La coda che il ricercatore ha nominato è l’effetto che si crea quando le linee non visibili del campo magnetico si ricollegano una volta che il vento solare è passato. Apparentemente quando si riconnette la discrepanza tra i due fenomeni sparisce, al contrario di quanto pensato.
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