E niente, anche quando l’uomo provare a cercare di migliorare la situazione introducendo nuove tecnologie, queste falliscono miseramente andando anche a peggiore la situazione. La tecnologia in questione è il motore a iniezione diretta di benzina di alcune auto, nota anche con solo GDI. Rispetto ai motori normali dovrebbe garantire una migliore efficienza del carburante quindi meno consumi e meno emissioni di anidride carbonica. Questo punto è vero, il problema è che c’è un effetto secondario che si stava ignorando.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology, le macchine dotate di tale motore hanno un’emissione particolare. Producono ancora più aerosol di carbonio nero. Questa sostanza assorbe più radiazioni solari e quindi risulta favorire l’aumento delle temperature. La ricerca è stata fatta negli Stati Uniti, ma è valida anche da altre parti.
Le parole di Rawad Saleh, assistente professore alla UGA: “Anche se le emissioni dei veicoli a benzina costituiscono una piccola frazione del carbonio nero nell’atmosfera, le emissioni dei veicoli sono concentrate in regioni con un’alta densità di popolazione, il che aumenta il loro effetto. La nostra ricerca mostra che il compromesso climatico è molto diverso su scala regionale, in particolare nelle aree con alta densità di veicoli.”
“In queste regioni, il carico climatico indotto dall’aumento del carbonio nero domina sui benefici climatici della riduzione di CO2. Lo studio conclude che i costi sociali associati all’acuto carico climatico localizzato e agli impatti sulla salute pubblica indotti dai veicoli GDI in gran parte superano i loro benefici climatici globali marginali.“
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