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Automobili: fondamento della collaborazione USA/Germania per Apollo 11

Cosa potrebbe legare scienziati e ingegneri tedeschi e americani? Oltre all’amore per le loro famiglie e per il proprio paese, cosa potrebbero condividere che sia in grado di renderli una squadra? Automobili. Questo delicato sodalizio fu celebrato ad Huntsville, Alabama, durante l’ “Apollo 11 Celebration Car Show“, dando il via ad una celebrazione della missione lunare della durata di una settimana. Il razzo Saturn V infatti, che fece partire gli astronauti dalla Terra, fu stato sviluppato da un team tedesco-americano, guidato da Wernher von Braun.

 

Il potere unificante delle automobili

Normalmente non socializzavano“, ha detto l’ingegnere del programma Apollo, Jack Stokes, durante lo show presso lo US Space & Rocket Center, “ma c’era una cultura condivisa che legava automobilisti tedeschi, inglesi, italiani e americani. Furono proprio le automobili il collante tra paesi con storie e culture così diverse e così divergenti, sotto molti aspetti“. Stokes racconta che nemmeno il prepotente sole di luglio impedì a centinaia di persone di gironzolare tra le oltre 90 auto d’epoca esposte. I requisiti di ingresso erano semplici: “dovevano essere le macchine di tutti i giorni, che i ragazzi guidavano abitualmente il quegli anni“, ha detto Stokes.

La finestra temporale entro cui le auto potevano essere esposte riguardava quelle costruite tra il 1945 e il 1975, cosa che fece partecipare alla mostra alcune delle auto più iconiche di tutti i tempi: un Volkswagen Beetles tedesco, una Chevy del 1957, un Dodge Charger Daytona progettato da Chrysler proprio ad Huntsville, e forse il più raro di tutti, un Keller del 1948, prodotto dalla compagnia che porta lo stesso nome, fondata proprio ad Huntsville.

 

Una passione che poteva costare un posto di lavoro

A giudicare dalla folla presente alla recente rievocazione della mostra, le automobili hanno ancora il potere di appianare le differenze. Uomini e donne di tutte le età e di tutte le nazionalità passeggiavano tra le auto che hanno fatto parte delle loro storie, scambiandosi racconti e storie di vita vissuta. Fu Stokes, che si unì al Marshall Space Flight Center di Huntsville come “ingegnere dei fattori umani” nel 1967. “Von Braun voleva assicurarsi che il fattore umano fosse preso in considerazione nella costruzione del Saturn V, ha detto Stokes.

Stokes ha detto che quasi non ottenne il lavoro. L’intervista stava andando male. Poi qualcosa fece venir fuori un commento sulle automobili e i due uomini hanno subito trovato un terreno comune su cui fondare una fruttuosa collaborazione. “Furono le automobili a parlare per me e in un certo senso è grazie a loro che ottenni il mio lavoro“, dichiara Stokes divertito.

Nello Giuliano

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