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Aviaria: il terzo caso umano di origine bovina

Con la memoria fresca e le cicatrici ancora non del tutto rimarginate, il rischio di una nuova epidemia è presa sul serio, soprattutto se si parla di qualcosa di già conosciuto come l’aviaria. Negli Stati Uniti l’attenzione è tutta sui bovini ormai dove un ceppo particolarmente virulento si è diffuso a macchia d’olio. Ormai sono diverse settimane che la situazione viene monitorata e ora è stata identificato ufficialmente un terzo caso di contagio umano.

Questa diffusione dell’aviaria negli Stati Uniti tra i bovini sembrerebbe essere iniziata a causa dell’alimentazione di questi animali. In Europa ci sono leggi che vietano l’utilizzo di mangimi in cui sono presenti scarti di polli mentre negli USA no. La presenza di un ceppo particolarmente contagioso tra il polla e l’utilizzo di questo tipo di mangime ha creato uno scenario particolarmente pericoloso.

 

L’avaria nell’uomo

La dichiarazione del CDC statunitense: “Tutti e tre i casi sono stati trasmessi dalle mucche agli esseri umani, anziché da uomo a uomo, il che sarebbe più preoccupante. Si tratta del primo caso a segnalare sintomi più tipici di malattia respiratoria acuta associata all’infezione da virus influenzale. Il rischio per i membri del pubblico in generale che non sono esposti ad animali infetti rimane basso.”

Questi casi sono tutti legati a un contagio diretto con bovini infetti. Il vero rischio di questa situazione è che il virus muti ancora una volta, ma raggiungendo la possibilità di proliferare all’interno dell’organismo umano e diffondersi ad altre persone, di fatto il contagio uomo-uomo. Nel frattempo però si parla anche di altri animali contagiati.

Giacomo Ampollini

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