Non è ormai un mistero che la gigante rossa Betelgeuse, della costellazione di Orione, stia attraversando un periodo piuttosto “burrascoso”. La stella starebbe infatti per collassare e trasformarsi in un supernova, come parte del suo normale ciclo vitale, stando a quanto riporta l’astronomo Neil Norman. Uno sguardo più attento al fenomeno, però, ci mostra che Betelgeuse è paragonabile in termini di luminosità alla sua vicina Rigel e un po’ più luminosa di Aldeberan del Toro; ma dopo diversi giorni di calma, ormai sembra che il bagliore di Betelgeuse si sia attenuato in maniera piuttosto evidente.
La stella ha iniziato a diventare più scura nell’ottobre dello scorso anno ed è ormai ovvio anche per un astronomo alle prime armi che ci sia qualcosa di strano. Ma la domanda sorge spontanea: la cosa potrebbe in qualche modo riguardarci? Fondamentalmente, Betelgeuse è una stella rossa che ha bruciato tutto il suo idrogeno e che ora sta bruciando le sue riserve di elio ad un ritmo molto rapido, ma ciò non significa che esploderà molto presto. Si prevede che ciò accada non prima di 100.000 anni. Con una massa 20 volte superiore a quella del nostro Sole, se Betelgeuse fosse collocata nel nostro sistema solare, raggiungerebbe l’orbita di Giove e la Terra sarebbe effettivamente inglobata dalla stella.
La sua distanza da noi si aggira intorno ai 650 anni luce, il che significa che la luce che ci raggiunge oggi ha iniziato il suo viaggio verso di noi intorno al 1370 d.C., ma affinché una stella esploda e causi danni alla Terra, dovrebbe essere molto più vicina, più o meno a 300 anni luce. Quando esploderà, sarà luminosa più o meno come una luna piena. Tuttavia, sia chiaro che Betelgeuse non agisce in modo insolito, ma secondo fasi ben note agli studiosi. Il gas caldo in profondità si alza, arriva in superficie, si raffredda e ricade di nuovo. Essendo il gas caldo più luminoso, ciò influisce sulla luminosità della stella.
Quindi, non c’è alcun bisogno di farsi prendere dal panico. Betelgeuse non solo esploderà in un momento che con ogni probabilità non riguarderà nè la nostra generazione, nè molte di quelle che verranno, ma la sua esplosione neppure coinvolgerebbe direttamente la regione di spazio in cui ci troviamo. Resta però interessante osservare l’evolversi di questo lento declino.
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