Anfibi luminosi come le rane possono essere più comuni di quanto si pensasse in precedenza, secondo un nuovo studio. I biologi statunitensi hanno infatti trovato più di 30 specie di anfibi, tra cui rospi, rane, tritoni e salamandre e tutte hanno presentato caratteristiche riconducibili ad un fenomeno naturale chiamato “bioluminescenza“. La bioluminescenza, grazie alla quale alcuni organismi emettono un bagliore fluorescente dopo aver assorbito energia luminosa, è quindi molto diffusa tra gli anfibi.
I ricercatori affermano che questa caratteristica potrebbe essere in grado di aiutare gli anfibi a trovarsi l’uno con l’altro in zone di penombra, ad attrarre compagni o a mimetizzarsi e nascondersi ai predatori. Il curioso fenomeno era finora stato osservato solo in una specie di salamandra e in tre specie di rane. Il team della St. Cloud State University, nel Minnesota, ha scoperta cinque esemplari di 32 specie di anfibi in grado di emettere della luce blu, o ultravioletta.
Mentre la maggior parte delle 32 specie proviene dal Nord America, altre sono invece originarie di Sud America, come la rana di latte amazzonica, Europa, come il tritone alpino e Cina, con il suo tritone dal ventre di fuoco. Il team ha misurato le lunghezze d’onda della luce emessa dagli animali usando uno spettrometro, strumento utilizzato per misurare le proprietà della luce. Tutte le creature che sono state esposte alla luce, 50 in totale, hanno mostrato vari gradi di bioluminescenza in diverse parti del corpo. I motivi differivano tra le specie, che potevano presentare macchie o strisce fluorescenti.
Di tutte le specie osservate nello studio, quelle appartenenti alla famiglia delle salamandre ambystomatidae, hanno mostrato i più alti tassi di bioluminescenza. “Siamo rimasti sorpresi dal fatto che ogni specie di anfibio che abbiamo studiato mostrava vari gradi di bioluminescenza“, ha detto Matt Davis, coautore della ricerca. “Alcuni dei motivi più curiosi che abbiamo riscontrato sono stati quelli delle salamandre“. La bioluminescenza può aiutare gli anfibi a localizzarsi l’un l’altro in condizioni di scarsa luminosità, grazie alle piccole cellule fotorecettrici nei loro occhi, sensibili alla luce verde o blu.
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