Sulla scia di nuove ricerche che dimostrano che gli oceani del mondo si stanno riscaldando sempre più velocemente, gli scienziati hanno rivelato che un’enorme zona di acqua calda nell’Oceano Pacifico nord-orientale soprannominata “il blob” sarebbe stata responsabile della morte di circa un milione di uccelli marini. Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori di agenzie federali, statali e da diverse università. Essi hanno notato un collegamento tra le morti degli animali e questo “blob” di acqua calda , dovuto forse ad un’ondata di calore proveniente da correnti marine, intensificatasi nel 2015 a causa del fenomeno meteorologico noto come El Nino.
“Circa 62.000 urie comuni sono morte. L’uccello marino sfrutta la zona del nord Pacifico come zona di caccia, ma hanno cominciato ad arenarsi tra l’estate 2015 e la primavera 2016 sulle spiagge dalla California e dell’Alaska“, riporta lo studio. “La maggior parte degli uccelli risulta inoltre gravemente denutrita e, finora, non era stato trovato alcun indizio su quale possa essere la causa di questa ecatombe“. Dato che studi precedenti hanno dimostrato che solo una parte degli uccelli che muoiono in mare generalmente si accasciano lungo le spiagge, i ricercatori hanno stimato il bilancio delle vittime ad un milione.
“L’ampiezza e la portata di questo fenomeno non ha precedenti“, ha dichiarato John Piatt, biologo presso l’Alaska Geological Survey’s Alaska Science Center e professore associato presso l’Università di Washington. “È stato sorprendente e allarmante allo stesso tempo. L’impatto che il riscaldamento oceanico può avere sull’ecosistema marino è davvero tremendo“. La collaboratrice di Piatt e professoressa presso l’Università di Washington Julia Parrish ha spiegato che il team ritiene che il blob abbia causato una carestia nella regione, compromettendo le fonti di cibo di questi uccelli e portandoli a morire di fame.
Piatt ha aggiunto: “Si prevede che la richiesta sul mercato di pesci come merluzzo, ippoglosso e nasello aumenterà drammaticamente man mano che il livello di riscaldamento delle acque causato dal blob cresce“. Thomas Frolicher, climatologo presso l’Università di Berna in Svizzera, ha ipotizzato il collegamento tra il blob e l’emergenza planetaria causata dall’uomo. “È stata finora la più grande ondata di calore marina mai registrata“, ha affermato Frolicher, “tali eventi sono raddoppiati in frequenza negli ultimi decenni“.
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