Il Tyrannosaurus rex, e molti altri teropodi (famiglia di dinosauri bipedi carnivori a cui appartiene anche il T. rex), avevano grandi corpi massicci, ma i loro arti anteriori erano di dimensioni molto ridotte rispetto al corpo. I ricercatori hanno avanzato diverse ipotesi per le ridotte dimensioni delle braccia dei tirannosauri.
Questo mastodontico dinosauro, vissuto nel tardo Cretaceo, quindi più di 66 milioni di anni fa, era un cacciatore feroce con il morso più forte e feroce di qualsiasi animale che abbia mai camminato sulla terraferma. Ed il motivo delle ridotte dimensioni delle sue braccia potrebbe proprio nascondersi nella potenza del suo morso.
Uno studio del 2021, pubblicato sulla rivista Acta Paleontologica Polonica, suggeriva infatti che i tirannosauri hanno finito per sviluppare delle braccia molto corte per evitare di mordersele a vicenda e rompersi le ossa l’un l’altro mentre si nutrivano.
L’evidenza paleontologica suggerisce infatti che i tirannosauri si nutrivano e divoravano le loro prede in branco. E dunque probabile che abbiano evoluto arti di dimensioni ridotte per evitare di staccarsi letteralmente le braccia a vicenda mentre si avventavano sulle loro prede.
Ma questa è soltanto un’ipotesi, e non è l’unica. John Hutchinson, un biologo del Royal Veterinary College dell’Università di Londra e studioso della biomeccanica del movimento nei grandi animali terrestri, sia vivi che estinti, ha infatti una differente teoria sull’evoluzione degli arti anteriori dei tirannosauri.
Secondo Hutchinson infatti, “man mano che gli animali diventano più grandi, gli arti anteriori diventano più piccoli e la testa diventa più grande”. I tirannosauri, in particolare, hanno sviluppato questo morso assassino capace di schiacciare le ossa, puntando tutto sull’evoluzione della testa e del morso letale.
Poiché i tirannosauri e i loro cugini teropodi hanno sviluppato teste più grandi e una postura bipede, man mano gli arti anteriori sono diventati quasi superflui, puntando tutto sulla testa per catturare e uccidere le prede. Di conseguenza, gli arti anteriori non sono cresciuti tanto quanto il resto dei loro corpi, dato che non c’era alcuna necessita di puntare sulle dimensioni delle braccia per cacciare e nutrirsi.
Secondo Hutchinson, “un animale può dedicare così tanto del suo volume corporeo solo ad una cosa o all’altra. Non si può avere tutto. Quindi o si ha un corpo molto generalizzato in cui tutto è ugualmente specializzato per una nicchia ecologica generale, o si è molto specializzati come il T. rex, che è super specializzato per essere un predatore.”
I tirannosauri dunque puntavano tutto sulla loro testa per cacciare, puntando le loro prede con il muso e colpendole con decisione con il loro feroce morso, nello stesso modo in cui fanno ancora oggi i draghi di komodo (Varanus komodoensis). Le loro grandi zampe posteriori li avrebbero dunque aiutati a rimanere stabili durante l’attacco. In un tipo di attacco del genere, gli arti anteriori sarebbero risultati del tutto inutili.
Ma anche le idee Hutchinson sono solo delle ipotesi. Per scoprire quale sia davvero la ragione evolutiva dietro la lunghezza delle braccia dei tirannosauri, saranno necessarie molte più ricerche e il recupero di fossili ben conservati.
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