Se si potesse trovare un modo per viaggiare in un altro universo o addirittura in un altra dimensione il primo mezzo di trasporto a cui tutti penseremmo sono i buchi neri. Come già visto nella pellicola hollywoodiana di Interstellar: in cui un gruppo di astronauti vengono mandati attraverso un tunnel spazio-temporale in cerca di un nuovo luogo abitabile per l’umanità.
Se tutto ciò fosse possibile, come funzionerebbe? I buchi neri sono stelle che sul punto di spegnersi collassano su loro stesse, tramite la loro forza gravitazionale, capaci di attirare materia dando origine ad un oggetto di alta densità, possiamo pensare a questi oggetti come a delle sfere così pesanti da poter creare un buco nel tessuto dello spazio-tempo, ed ecco come questa rottura può permettere il passaggio verso distanze di scala cosmica in tempi brevi.
Un team dell’Università del Massachusetts Dartmouth ha dimostrato che non tutti i buchi neri sono formati allo stesso modo e che alcuni di essi, come ad esempio Sagittarius A, posizionato al centro della nostra galassia, predispongono di alcune caratteristiche che potrebbero favorire il passaggio di veicoli spaziali. Sagittarius A ha la particolarità di essere molto largo e roteante. Il suo movimento rotatorio lo rende “debole” a tal punto da non riuscire a danneggiare gli oggetti che interagiscono con esso.
Amos Ori ha inoltre scoperto, tramite appositi modelli realizzati al computer, che un oggetto che cade in un buco nero dal moto rotatorio sarà influenzato solo in modo minimo dal passaggio al suo interno. Ma non solo, in determinate circostanze, l’attraversamento potrebbe risultare anche piuttosto comodo. Uno dei maggiori effetti collaterali scoperti grazie alle simulazioni computerizzate è un rapido aumento di cicli di allungamento e compressione della navicella spaziale, quasi impercettibili però con buchi neri di grandi dimensioni.
Ovviamente non è ancora possibile effettuare viaggi sperimentali ne all’interno ne in prossimità di questi ancora sconosciuti corpi celesti, quindi gli scienziati sono ancora intenti a sviluppare le loro teorie basandosi su previsioni e simulazioni, che sono sempre state molto frequenti nello studio dei buchi neri.
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