Foto di Malachi Brooks su Unsplash
Per certi versi il buco dell’ozono non è una questione così pressante, perlomeno agli occhi del grande pubblico. Se una trentina di anni fa il problema era serio, adesso la situazione è molto cambiata. I regolamenti internazionali per ridurre l’uso di quegli elementi che hanno danneggiato lo strato in questione hanno funzionato. Ora si parla di un processo di cura, ma che sta venendo minacciato dagli incendi boschivi sempre più frequenti.
Dopo anni in cui le dimensioni del buco sopra l’Antartide ha iniziato a ridursi, nel 2021 c’è stato un cambio di rotta causato dai vasti incendi boschivi australiani. L’effetto dei 60 milioni di acri andati in fumo è stato studiato a fondo negli ultimi mesi e da poco c’è stata la conferma. Secondo lo studio infatti, le particelle rilasciate possono danneggiare lo strato non solo al momento, ma anche fino un anno.
Le parole della scienziata del clima Susan Solomon del MIT: “Gli incendi australiani del 2020 sono stati davvero un campanello d’allarme per la comunità scientifica. L’effetto degli incendi non era stato precedentemente considerato nelle proiezioni e quindi del recupero dell’ozono. E penso che tale effetto possa dipendere dal fatto che gli incendi diventino più frequenti e intensi man mano che il pianeta si riscalda.”
L’effetto specifico di questo fenomeno è legato ai livelli di biossido di azoto che si abbassano nella stratosfera a causa delle particelle di fumo. L’effetto a catena comprende poi la dispersione del cloro che andando a reagire con l’ossigeno causa la distruzione dello strato in questione.
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