Dalle recenti osservazioni è stata osservata una zona di ozono impoverito al Polo Nord, abbastanza vicino agli Stati Uniti. Questo nuovo buco dell’ozono è stato causato, secondo gli esperti, dal vortice polare insolitamente intenso di questo inverno.
Il vortice polare ha impedito all’aria fredda dell’artico di contribuire alle grandi tempeste di neve, creando durante l’inverno le condizioni ideali per impoverire lo strato d’ozono atmosferico sopra l’Artico, ad un’altitudine tra i 9000 ed i 18000 m.
Lo strato di ozono nell’atmosfera terrestre, ha l’importante compito di difendere il nostro pianeta dalle radiazioni ultraviolette, bloccandole. Per questo motivo i buchi in questo strato mettono in allarme la comunità scientifica. Per fortuna i ricercatori prevedono che questo buco dell’ozono sopra l’Artico avrà vita breve. L’aria di bassa pressione con forti venti nella zona superiore dell’atmosfera, ovvero il vortice polare, che intrappola l’aria fredda al suo interno, andrà scemando con l’arrivo della primavera e dell’estate.
Per il momento i livelli di ozono rilevati nell’Artico a marzo sono molto bassi in un’ampia zona che si estende dal nord-ovest del Canda sino alla Scandinavia. Livelli minimi sono stati registrati anche a dicembre. Si tratta di un fenomeno davvero insolito per queste regioni ma che, data la scarsa popolosità delle zone artiche, non rappresenta una vera minaccia per la salute pubblica.
Mentre al Polo Sud le reazioni chimiche, dovute oltre che al freddo all’attività umana e all’utilizzo di prodotti chimici, sono più persistenti e producono un buco nell’ozono più stabile, queste condizioni sono invece più rare nell’Artico ed in genere non sono di lunga durata. Questo perché il vortice polare artico oscilla spesso oppure si dissolve del tutto.
Ma quest’inverno il vortice polare artico si è presentato insolitamente stabile e forte. Al Polo Nord l’inverno è stato veramente brutale e implacabile, e la perdita dell’ozono ne è stata una conseguenza.
Per misurare i livelli di ozono nelle zone artiche ed antartiche, i meteorologi ed i ricercatori si servono di palloni meteorologici collegati alle varie stazioni di osservazione. Ad essi si è aggiunta quest’anno la rompighiaccio Polarstern, che ha trascorso l’intero anno nei ghiacci artici con i suoi strumenti.
Immagine: Washington Post
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