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Principio della rana bollita: la rana come l’uomo di fronte ai cambiamenti climatici

Il cambiamento climatico e tutti gli effetti associati sono spesso sottovalutati da alcune persone e questo rende ancora più difficile affrontare propriamente il fenomeno. Non è un’opinione buttata lì a caso, ma di recente è stato condotto uno studio con al centro questa caratteristica. In fondo si tratta dell’adattabilità umana e di come ci stiamo abituando piano piano al cambiamento delle temperature e anche agli eventi disastrosi che stanno colpendo tutto il mondo.

La metafora perfetta per descrivere questa situazione è il Principio della rana bollita; per farla per chi non lo conoscesse, il principio dice che una rana viva messa in pentolone d’acqua fredda non si accorgerebbe delle aumento della temperature nel momento che viene acceso il fuoco per via della sua capacità di adattarsi.

Ecco proprio la dichiarazione in merito di Frances Moore, una climatista dell’Università della California: “Questo è un vero effetto boiling-frog. Sembra che le persone si stiano abituando ai cambiamenti che preferirebbero evitare, ma solo perché non stanno parlando di questo non significa che non li stia facendo peggiorare.”

 

Lo studio

Il team ha di fatto analizzato per un periodo di due anni e mezzo, tra marzo 2014 e novembre 2016, le reazioni delle persone alle condizioni meteorologiche. Se una volta era normale commentare su Internet quando il tempo sembra impazzito, come una giornata particolarmente calda in inverno, ora è un comportamento che viene fatto molto di meno. Se prima era fatto in quanto le persone avevano un ricordo ben preciso delle condizioni del tempo passato, con gli anni si sono abituati a queste anomalie che per loro stavano diventando la normalità.

Poiché l’aggiustamento delle aspettative è rapido rispetto al ritmo dei cambiamenti climatici antropogenici, questa linea di base soggettiva mutevole ha grandi implicazioni per la notabilità delle anomalie di temperatura con il progredire dei cambiamenti climatici. Stiamo vivendo condizioni che sono storicamente estreme, ma potrebbero non sentirsi particolarmente inusuali se tendiamo a dimenticare ciò che è accaduto più di circa cinque anni fa“.

Giacomo Ampollini

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