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Cancellare i ricordi legati alla droga potrebbe guarire dalla dipendenza

Utilizzando una tecnica a fibre ottiche all’avanguardia, i ricercatori sono riusciti a “cancellareselettivamente i ricordi dal cervello dei topi dipendenti dalla morfina, grazie a quello che potrebbe rivelarsi un futuro, rivoluzionario trattamento per la tossicodipendenza. Raggiungere il “picco” delle sensazioni è spesso l’obiettivo principale del consumatore di droghe, ma gli effetti della cosiddetta fase di “down” sono molto più spesso il desiderio di alleviare i sintomi acuti di astinenza, come nausea, vomito, dolore e crampi.

 

In realtà, non si tratta di cancellare ricordi, bensì di eliminare quel percorsi neurali che ci fanno ricordare degli effetti della droga

Sia la fase di “high”, sia i sintomi di astinenza, il “down”, possono agire come potenti segnali di memoria che innescano comportamenti compulsivi, scatenando ricadute; ma se potessimo bersagliare e “cancellare” questi ricordi, e rimuovere del tutto le tracce neurologiche della tossicodipendenza? “Per prevenire le ricadute, dobbiamo affrontare quello che accade nel corpo durante la fase di down“, ha spiegato Xiaoke Chen, professore di biologia presso la School of Humanities and Sciences, della Stanford University.

Gli scienziati propongono di trattare la dipendenza in generale come un problema di memoria e, interrompendo il percorso neurale responsabile dei ricordi associati agli oppiacei nel cervello dei topi, hanno dimostrato che potrebbe essere un’opzione praticabile e un potenziale nuovo approccio per il trattamento della cosiddetta “epidemia di oppioidi”. Nel loro esperimento, i ricercatori hanno posizionato i topi in una camera a due lati, con segnali tattili e visivi per distinguerli l’uno dall’altro. Alcuni di essi attingevano da una soluzione salina priva di droghe, altri ad una piccola dose di morfina.

 

Nei topi, il trattamento sembra aver dato risultati incoraggianti

I topi sono stati condizionati nel corso di quattro giorni e spinti verso il lato della camera in cui erano presenti la soluzione salina e la morfina. Al quinto giorno, i topi avevano sviluppato una vera e propria dipendenza dai farmaci. Ed è qui che entra in gioco un nodo nel cervello noto come “talamo paraventricolare” (PVT), che collega più aree del cervello coinvolte nel processo di tossicodipendenza. Utilizzando una tecnica a fibre ottiche basata sulla luce per controllare con precisione l’attività dei vari percorsi neurali, i ricercatori hanno scoperto che “disattivando” un percorso PVT noto per essere associato al “down”, hanno annullato la tendenza dei topi ad attingere al lato della camera con la morfina.

Il giorno seguente, senza alcun intervento, i topi non mostravano più alcun interesse per la morfina. Gli stessi segnali ambientali utilizzati all’inizio dell’esperimento hanno mostrato poca o nessuna influenza sul comportamento degli animali, come se i topi avessero dimenticato completamente il farmaco, tanto i suoi effetti positivi quanto quelli negativi.  “La memoria deve prima essere riattivata per fornire l’opportunità per una manipolazione precisa“, ha affermato Chen. “Non vogliamo cancellare l’intero ricordo, ma solo la parte associata al farmaco“.

Nello Giuliano

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