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Cancro, le bufale dannose sulla ricerca

Il presidente di una piccola società israeliana di biotecnologia ha predetto al Jerusalem Post che non ci sarà “una cura completa per il cancro” tra un anno. L’affermazione è apparsa particolarmente frustrante per chi lavora nello sviluppo di farmaci, in quanto sembrava così ovvio che non c’erano prove sufficienti per farlo.

Non ci vuole molta biologia complicata per capire perché. Hai semplicemente bisogno delle informazioni contenute nell’articolo del Jerusalem Post. I dati disponibili finora provengono da un singolo studio su topi e che non sono stati pubblicati su una rivista scientifica. Sembra che la maggior parte degli esperimenti sui topi non si traducano poi con la stessa efficacia sugli esseri umani.

È più corretto affermare che quasi nessuno di loro lo fa. Secondo la Biotechnology Industry Organization, le probabilità di un farmaco testato su esseri umani che si riveli sufficientemente sicuro ed efficace per un uso diffuso, sono solo 1 su 10.

Un’altra analisi degli economisti del MIT dà leggermente migliori probabilità: 1 su 7. Entrambi i gruppi concordano sul fatto che le probabilità di successo per i farmaci antitumorali sono molto peggiori della norma: 1 su 20, secondo BIO. E addirittura 1 su 30 secondo un’altra stima da parte dei ricercatori del MIT.

 

Cure sul cancro molto lente a venire

Detto in altro modo, fino al 97% dei farmaci antitumorali falliscono. Inoltre, l’azienda israeliana Accelerated Evolution Biotechnologies Ltd. (AEBi) è in una fase precedente dello sviluppo del suo farmaco. Un punto in cui le sue probabilità sono ancora inferiori.

L’articolo sul Jerusalem Post dice che l’azienda ha terminato il suo primo esperimento sui topi, ma spera di iniziare le sperimentazioni cliniche che potrebbero essere completate in pochi anni.

Loxo Oncology, che di recente è stato acquistato da Eli Lilly per $ 8 miliardi, con la nascita di un nuovo colosso del farmaco, ha ottenuto il suo primo farmaco dagli studi sui topi in modo rapido. Ovvero 5 anni.

Ci sono poi casi felici, seppur rari. Come quello di Jimmy Carter, ex presidente degli Stati Uniti, vivo grazie in gran parte a un farmaco chiamato Keytruda, prodotto da Merck. Il quale prepara il sistema immunitario ad attaccare i tumori.

Luca Scialò

Sociologo, blogger e articolista

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