L’uso della cannabis in adolescenza è da tempo associato a un aumento del rischio di sviluppo psicosi, ma i meccanismi sottostanti sono stati a lungo poco chiari. Recenti studi stanno illuminando il ruolo cruciale dei percorsi metabolici, che mediano l’impatto di questa sostanza sul cervello in via di sviluppo, fornendo nuove prospettive per comprendere e prevenire questi effetti avversi. I campioni di sangue hanno rivelato che i non utilizzatori di cannabis mostravano cambiamenti metabolici infiammatori associati ad allucinazioni, mentre gli utilizzatori di cannabis mostravano cambiamenti nei metaboliti correlati all’energia legati alla chetogenesi cerebrale.
Questi risultati suggeriscono che l’uso di cannabis potrebbe innescare percorsi molecolari distinti in esperienze di tipo psicotico. I ricercatori hanno anche identificato modelli metabolomici unici correlati a diverse dimensioni dei sintomi, come paranoia e dissociazione. Sebbene preliminare, lo studio offre spunti su approcci personalizzati per comprendere e trattare condizioni psichiatriche.
L’adolescenza è un periodo critico per lo sviluppo del cervello. Durante questa fase, processi come la mielinizzazione e la sinaptogenesi plasmano la connettività neurale. Il sistema endocannabinoide, che regola le funzioni come la memoria, l’umore e il comportamento, è particolarmente attivo in questo periodo. L’uso della cannabis altera questi processi, disturbando l’equilibrio neurochimico e potenzialmente innescando cambiamenti a lungo termine nella struttura e funzione cerebrale.
Il tetraidrocannabinolo (THC), il principale composto psicoattivo della cannabis, interagisce con i recettori cannabinoidi CB1 situati nel sistema nervoso centrale. Questa interazione modifica il metabolismo neuronale, in particolare nei circuiti dopaminergici, che svolgono un ruolo chiave nella regolazione dell’umore e del pensiero. Un’eccessiva dopaminergica è stata collegata alla comparsa di sintomi psicotici, come deliri e allucinazioni. La cannabis può attivare percorsi infiammatori nel cervello, contribuendo a uno stato di neuroinfiammazione cronica. L’infiammazione, a sua volta, altera il metabolismo delle cellule gliali, che supportano i neuroni e modulano la comunicazione sinaptica. Nei soggetti geneticamente predisposti, questi cambiamenti possono favorire lo sviluppo di disturbi psicotici, evidenziando un’interazione tra genetica e fattori ambientali.
Gli studi di neuroimaging e spettroscopia hanno rilevato che l’uso di cannabis durante l’adolescenza è associato a una riduzione dei livelli di N-acetilaspartato (NAA), un marcatore della salute neuronale. Parallelamente, si osserva un aumento di glutammato e GABA, neurotrasmettitori coinvolti nell’equilibrio eccitazione-inibizione. Queste alterazioni metaboliche compromettono la plasticità cerebrale, aumentando la debolezza ai sintomi psicotici.
L’acido arachidonico, un precursore di importanti molecole segnale nel sistema nervoso, viene modulato dal sistema endocannabinoide. Il consumo di cannabis interferisce con la sua regolazione, influenzando il metabolismo lipidico cerebrale. Questo processo è particolarmente rilevante durante l’adolescenza, poiché il cervello si basa su una sintesi lipidica ottimale per la crescita e la stabilizzazione delle reti neurali. Gli effetti della cannabis sui percorsi metabolici sono amplificati da varianti genetiche, come quelle che influenzano la funzione del gene COMT (catecol-O-metiltransferasi). Inoltre, il THC può indurre modifiche epigenetiche che alterano l’espressione genica a lungo termine, incrementando il rischio di psicosi. Questi cambiamenti non influenzano solo l’individuo, ma possono potenzialmente essere trasmessi alle generazioni successive.
Comprendere i percorsi metabolici alla base del legame tra cannabis e psicosi offre opportunità per sviluppare strategie di prevenzione mirate. Campagne educative, screening genetici e interventi precoci per adolescenti a rischio potrebbero ridurre in modo significativo l’impatto di questa sostanza sullo sviluppo cerebrale. Inoltre, la ricerca su trattamenti che modulano il sistema endocannabinoide potrebbe fornire nuove opzioni terapeutiche.
L’uso di cannabis in adolescenza rappresenta un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di psicosi, in gran parte mediato da complessi percorsi metabolici. Comprendere questi meccanismi non solo migliora la nostra conoscenza della psicosi, ma fornisce strumenti per proteggere le nuove generazioni da un problema di salute pubblico in crescita.
Foto di Erin Stone da Pixabay
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