In tutto il mondo si festeggia il Capodanno, la mezzanotte del 31 dicembre segna ovunque un momento di passaggio. È la fine di qualcosa e l’inizio di qualcosa di nuovo, si inizia un nuovo anno con nuove speranze, sperando di lasciare i problemi dell’anno vecchio nel passato. Ma come è nata questa festività? E perché festeggiamo il Capodanno come un rito simbolico di passaggio?
Oggi il giorno di Capodanno cade il 1º gennaio del Calendario Gregoriano in uso ai fini civili in tutto il globo. Nella larghissima maggioranza degli Stati è un giorno di festa e nel mondo cattolico il 1° gennaio è anche la festa solenne dedicata alla Madonna.
Ma la festa di Capodanno ha origini molto più antiche. Nelle zone che un tempo furono parte dell’Impero Romano deve la sua origine alla festa del dio romano Giano. Il primo calendario romano consisteva di 10 mesi e 304 giorni, con ogni nuovo anno che iniziava all’equinozio di primavera.
Questo calendario, secondo la tradizione, fu creato da Romolo, il fondatore di Roma, nell’VIII secolo a. C. Fu poi uno dei sette re di Roma, Numa Pompilio, ad aggiungere i mesi di Januarius e Februarius.
Nel 46 s. C., dato il calendario non si sincronizzava con il Sole, Giulio Cesare decise di risolvere il problema introducendo il Calendario Giuliano, che ricorda molto il calendario gregoriano, quello che oggi noi, e molti altri paesi del mondo, utilizziamo.
Come parte della sua riforma, Cesare istituì il 1° gennaio come primo giorno dell’anno, in parte per onorare l’omonimo del mese: Giano, il dio romano degli inizi, le cui due facce gli permettevano di guardare indietro nel passato e avanti nel futuro.
I romani celebravano dunque quello che ormai era divenuto l’inizio del nuovo anno offrendo sacrifici a Giano, scambiandosi doni tra loro, decorando le loro case con rami di alloro e partecipando a feste chiassose. I Romani usavano invitare a pranzo gli amici e scambiarsi il dono di un vaso bianco con miele, datteri e fichi, il tutto accompagnato da ramoscelli d’alloro, detti strenne, come augurio di fortuna e felicità.
Il nome strenna derivava dal fatto che i rami venivano staccati da un boschetto della via sacra ad una dea di origine sabina: Strenia, che aveva uno spazio verde a lei dedicato sul Monte Velia. La dea era apportatrice di fortuna e felicità; il termine latino “strenna“, presagio fortunato, deriva probabilmente proprio dalla dea. In alcune località italiane è ancora usanza scambiarsi dei doni a Capodanno che vengono appunti chiamati strenne.
Nel Medioevo molti Paesi europei usavano il Calendario Giuliano, ma vi era un’ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell’anno. Tra queste per esempio il 1 marzo (capodanno nella Roma repubblicana), il 25 marzo (Annunciazione del Signore) o il 25 dicembre (Natale). I Celti ad esempio lo festeggiavano la notte di Halloween, mentre i Bizantini il 1° settembre.
Fu solo con l’adozione universale del Calendario Gregoriano (dal nome di papa Gregorio XIII, che lo ideò nel 1582), che la data del 1° gennaio come inizio dell’anno divenne infine comune. Con alcune piccole eccezioni però: gli Inglesi lo hanno festeggiato infatti il 25 marzo sino al 1752; in Spagna era festeggiato il giorno di Natale sino al 1600; in Francia, sino alla fine dell’Ottocento, coincideva con la domenica di Pasqua. Anche in Italia, in epoca fascista, si è tentato, senza successo, di festeggiarlo il 28 ottobre, giorno della marcia su Roma.
Ancor prima dei Romani, molte altre feste di Capodanno erano legate a eventi agricoli o astronomici. In Egitto, ad esempio, l’anno iniziava con l’annuale inondazione del Nilo, che coincideva con il sorgere della stella Sirio. I Fenici ed i Persiani iniziavano il loro nuovo anno con l’equinozio di primavera e i Greci lo celebravano nel solstizio d’inverno.
La prima festa di Capodanno registrata risale a circa 4.000 anni fa, nell’antica Babilonia, ed era profondamente intrecciata con la religione e la mitologia babilonese. Nell’antica Mesopotamia veniva festeggiato la prima luna nuova dopo l’equinozio di primavera. Questo giorno con un’uguale quantità di luce solare e oscurità, annunciava l’inizio di un nuovo anno e rappresentava la rinascita del mondo naturale.
Venivano celebrati in questo giorno, nella Mesopotamia del II millennio a.C. dei riti in onore di Marduk, il dio dell’ordine. Costui, dopo aver ceduto il potere, per undici giorni, a Tiamas la dea del caos, faceva terminare il frastuono e il disordine, che tra abbondanti libagioni e licenze amorose, ed era persino concesso agli schiavi di insultare i padroni.
Per l’occasione si teneva un grande rituale religioso chiamato Akitu (derivato dalla parola sumera per l’orzo, che veniva tagliato in primavera) che prevedeva riti diversi per ciascuno degli 11 giorni del presunto regno della dea del caos. Durante l’Akitu, le statue degli dei venivano fatte sfilare per le strade della città e venivano celebrati riti per simboleggiare la loro vittoria sulle forze del caos.
Uno dei riti più conosciuti in tutta Italia è quello di mangiare le lenticchie allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre. Si tratta di un usanza per assicurarsi abbondanza e ricchezza nel nuovo anno. I legumi sono infatti considerati un cibo nutriente inoltre le lenticchie, data la loro forma, sono associate in questo caso a piccole monete.
Anche i “botti” ed i fuochi d’artificio sono una tradizione di Capodanno. Sono questo il retaggio di rituali più antichi. Il loro scopo era in passato quello di allontanare, spaventandoli con il frastuono, le forze del male e gli spiriti maligni che si scatenano in un momento di passaggio come quello dal vecchio al nuovo anno.
Una delle usanze più caratteristiche, è quella di gettare oggetti vecchi nella notte di Capodanno. Un rito che ci aiuta ad eliminare tutte le negatività accumulate nell’anno appena concluso. Questa usanza è diffusa in diverse parti d’Italia, soprattutto nelle grandi città come Napoli e Roma.
La notte di San Silvestro, precisamente allo scoccare della mezzanotte, bisogna inoltre fare attenzione a quale sarà la prima persona che si incontra per strada. È di buon augurio, infatti, incontrare un vecchio o un gobbo, mentre l’incontro con un bambino o un prete è di cattivo auspicio.
Un’altra tradizione molto diffusa, di origine medioevale, è legata alle “calende”: si ritiene, infatti, che dal tempo che farà nei primi dodici giorni dell’anno si possa prevedere il meteo dei dodici mesi dell’anno. Delle calende si hanno testimonianze bizantine fin dal X secolo d. C.
Tra le tradizioni ancora oggi molto seguite, vi è quella di baciarsi sotto il vischio in segno di buon auspicio. A mezzanotte il bacio sotto al vischio con la persona amata porterà infatti amore per tutto l’anno. Il vischio è una pianta benaugurale sacro ai Druidi che lo usavano nei loro cerimoniali e nelle celebrazioni di purificazione I Celti ritenevano che la pianta nascesse dove era caduto un fulmine e che fosse un rimedio contro la sterilità.
Sicuramente a Capodanno non si può evitare di indossare biancheria intima di colore rosso. Già nello shopping pre-natalizio, i negozi di intimo iniziano a vendere grandi quantità di biancheria rossa, non indossarla a Capodanno potrebbe essere di cattivo auspicio. Quello di indossare biancheria rossa è infatti un modo per attirare i buoni auspici per il nuovo anno.
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