Gli scienziati hanno scoperto ghiandole dentali simili a quelle dei serpenti nelle cecilie, anfibi serpentiformi dall’aspetto molto simile ai lombrichi, il che significa che queste creature potrebbero effettivamente essere velenose, un tratto inedito tra gli anfibi. Le cecilie infatti secernono una sostanza dalla loro pelle che li rende molto viscidi e secernono una sostanza tossica dalle loro estremità posteriori per scoraggiare i predatori. Anche il loro morso, quindi, potrebbe essere velenoso.
“Pensiamo ad anfibi come rane e rospi come animali fondamentalmente innocui“, ha dichiarato Edmund Brodie Jr., biologo della Utah State University. “Sappiamo che un certo numero di anfibi è in grado di immagazzinare nella propria pelle sostanze velenose e di produrre secrezioni per scoraggiare i predatori. Per essere chiari, gli scienziati non hanno ancora dimostrato che la sostanza prodotta dalle ghiandole dentali della cecilia sia velenosa, ma i risultati preliminari suggeriscono tale possibilità. Se fosse vero, ciò rappresenterebbe un tratto evolutivo di organi velenosi nel cavo orale“, ha detto Brodie.
Le cecilie sono molto simili ai serpenti e sono imparentati con le salamandre, ma le due specie sono separate da un’evoluzione di 250 milioni di anni. Le specie di Cecilia possono essere sia acquatiche che terrestri, preferendo i climi tropicali in Africa, Asia e delle Americhe. Questi animali rappresentano un gruppo ancora molto misterioso e poco studiato di vertebrati, ma gli scienziati stanno imparando sempre di più su di essi. Nel 2018, ad esempio, lo stesso team ha scoperto che il Siphonops annulatus, una specie terrestre di cecilia, che può secernere un lubrificante simile a muco dalle ghiandole della pelle, permettendogli di nascondersi rapidamente sottoterra per eludere i predatori.
Durante la loro ultima indagine sul S. annulatus, i ricercatori avevano scoperto una particolare ghiandola nella loro mascella superiore e inferiore e “lunghi condotti che si aprono alla base di ciascuno dei loro denti“, ha spiegato Brodie. Ulteriori ricerche hanno identificato queste caratteristiche come “ghiandole dentali“, distinguendole dalle ghiandole velenose trovate sulla loro pelle. Brodie e i suoi colleghi credono che queste ghiandole dentali entrino in azione quanto le cecilie ingaggiano le loro prede, come vermi, termiti, rane e lucertole.
Per quanto riguarda la sostanza apparentemente velenosa, un’analisi chimica ha dimostrato che si tratta di una miscela di muco, lipidi e proteine con proprietà comunemente presenti negli animali velenosi. “Sebbene abbiamo dimostrato la presenza di ghiandole dentali e il loro possibile ruolo durante la predazione, sono ancora necessarie ulteriori prove per determinare la natura delle proteine presenti nella secrezione, nonchè i dati sul potenziale tossico di questi composti“, secondo i ricercatori. È ovviamente necessario ulteriore lavoro, ma questo è un risultato molto incoraggiante.
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