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Cellule gliali nella depressione e nella schizofrenia: nuove prospettive di ricerca

Le cellule gliali, che svolgono funzioni essenziali di supporto nel sistema nervoso centrale, sono oggi al centro di un crescente interesse per la loro influenza su disturbi mentali come la depressione e la schizofrenia. Tradizionalmente considerate “cellule di supporto” per i neuroni, queste cellule rivestono un ruolo attivo nei processi neurobiologici, influenzando la trasmissione dei segnali, il metabolismo cerebrale e le risposte infiammatorie. Studi recenti mostrano come anomalie nelle cellule gliali possono contribuire alla fisiopatologia di diversi disturbi psichiatrici, offrendo nuove prospettive sia per la diagnosi sia per lo sviluppo di terapie.

Le cellule gliali si distinguono in diverse sottocategorie, tra cui astrociti, microglia, oligodendrociti e cellule ependimali, ognuna con funzioni specifiche. Gli astrociti, per esempio, mantengono l’omeostasi del microambiente neuronale e partecipano attivamente alla neurotrasmissione, mentre le cellule della microglia hanno una funzione immunitaria, intervenendo in caso di danno o infiammazione cerebrale. In condizioni normali, queste cellule svolgono un ruolo cruciale per la salute del sistema nervoso; tuttavia, disfunzioni in uno o più tipi di cellule gliali sono state osservate sia nei soggetti con depressione che in quelli con schizofrenia.

 

Cellule Gliali e salute mentale: come influenzano depressione e schizofrenia

Nella depressione, gli studi hanno evidenziato una riduzione del numero e della funzione degli astrociti in diverse aree del cervello, specialmente nella corteccia prefrontale e nell’ippocampo, due regioni chiave per la regolazione dell’umore. La riduzione della densità degli astrociti può compromettere la capacità del cervello di mantenere un equilibrio ottimale tra neurotrasmettitori eccitatori e inibitori, come il glutammato e il GABA. Questo squilibrio può portare a sintomi depressivi, compromettendo la comunicazione neuronale e aumentando il rischio di infiammazione, un altro fattore associato a questa patologia.

Nel contesto della schizofrenia, invece, le cellule della microglia giocano un ruolo particolarmente rilevante. Nei pazienti affetti da schizofrenia è stata osservata una maggiore attivazione della microglia, un segno di infiammazione neurodegenerativa cronica. L’attivazione persistente della microglia può generare stress ossidativo e rilasciare molecole pro-infiammatorie, danneggiando i neuroni e compromettendo la comunicazione tra le diverse aree cerebrali. Questi effetti possono contribuire ai sintomi caratteristici della schizofrenia, tra cui disturbi del pensiero, allucinazioni e disorganizzazione del comportamento.

La riduzione della mielina, una guaina protettiva che riveste gli assoni neuronali, è un altro fenomeno legato alla schizofrenia. Gli oligodendrociti, le cellule gliali responsabili della produzione di mielina, presentano disfunzioni in molti pazienti schizofrenici. La ridotta mielinizzazione può provocare un rallentamento della trasmissione neuronale, influenzando negativamente la coordinazione delle informazioni tra le diverse regioni del cervello e contribuendo ai sintomi cognitivi della malattia.

 

Un legame importante tra infiammazione e alterazioni del comportamento e del pensiero

La comprensione del ruolo delle cellule gliali nei disturbi mentali è ancora in fase iniziale, ma le ricerche finora condotte suggeriscono un legame importante tra infiammazione e alterazioni del comportamento e del pensiero. Le cellule gliali, attraverso le loro risposte immunitarie, metaboliche e di supporto strutturale, appaiono come intermediari cruciali tra fattori ambientali e genetici nella patogenesi di queste patologie.

Questa scoperta sta aprendo nuove possibilità terapeutiche, che mirano a modulare la funzione delle cellule gliali per ridurre i sintomi della depressione e della schizofrenia. Approcci innovativi come l’uso di farmaci anti-infiammatori o terapie mirate per stimolare la neurogenesi astrocitaria sono in fase di sperimentazione e potrebbero rappresentare, in futuro, opzioni di trattamento più efficaci e con meno effetti collaterali rispetto ai farmaci tradizionali.

In conclusione, le cellule gliali svolgono un ruolo molto più complesso e dinamico di quanto si ritenesse in passato. La loro capacità di influenzare le funzioni neuronali le rende elementi chiave per comprendere i meccanismi biologici alla base di disturbi mentali come la depressione e la schizofrenia. Gli studi futuri potranno chiarire ulteriormente il loro potenziale terapeutico, aprendo la strada verso un nuovo approccio nella cura di queste patologie.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Annalisa Tellini

Musicista affermata e appassionata di scrittura Annalisa nasce a Colleferro. Tuttofare non si tira indietro dalle sfide e si cimenta in qualsiasi cosa. Corista, wedding planner, scrittrice e disegnatrice sono solo alcune delle attività. Dopo un inizio su una rivista online di gossip Annalisa diventa anche giornalista e intraprende la carriera affidandosi alla testata FocusTech per cui attualmente scrive

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