Una credenza abbastanza diffusa è che verso la fine dell’adolescenza il nostro cervello inizi un lento, ma costante declino, nella fattispecie una perdita di neuroni. Diversi studi hanno evidenziato invece che anche in età adulta ci sia un effettivo ricambio di queste cellule specializzate anche se sembra un fenomeno raro con una velocità inferiore rispetto a quanto succede da giovani. Si parla anche della possibilità di legami a malattie neurologiche in quegli adulti in cui la neurogenesi è più lenta.
Un nuovo studio si è concentrato su questo fenomeno vedendo come di fatto questa nuova formazione di neuroni è collegata a un minor declino cognitivo, soprattutto una area specifica ovvero l’apprendimento verbale che si può tradurre anche con la capacità di apprendere semplicemente ascoltando gli altri.
Si tratta di una mezza novità. Questo fenomeno già è stato studiato nei topi ed è stato visto come di fatto i nuovi neuroni nel cervello aiutano gli esemplari a migliorare le abilità cognitive, come viaggiare attraverso un labirinto per raggiungere una ricompensa. Negli uomini questo non è mai stato effettivamente visto, fino ad ora. Ma il risultato di questa scoperta qual è? Se si riesce a comprendere cosa innesta questa nuova formazione si potrebbe pensare di arrivare a nuovi trattamenti per combattere le malattie neurodegenerative, ma anche l’epilessia.
Le parole dei ricercatori: “Siamo attualmente nella fase iniziale 1 della sperimentazione clinica, che cerca di stabilire la sicurezza dello studio. Finora, due pazienti hanno completato lo studio con successo e in sicurezza. Abbiamo in programma di reclutare altri otto pazienti per esercitarsi e completare questa fase.”
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