Sostanzialmente quasi tutte le specie animali nel mondo possono soffrire di albinismo o melanismo, delle mutazioni genetiche che vanno ad agire sulla pigmentazione della pelle. Gli esemplari con le suddette non fanno parte di specie diverse dalle originale, ma ci sono casi particolari, come il cigno nero austrliano, il Cygnus atratus.
Il cigno nero presenta una composizione genetico simili agli esemplari bianchi dell’emisfero settentrionale dell’Australia. Non si parla solo del colore del piumaggio e di tutto il resto, ma un recente sequenziamento del DNA ha portato alla luce altro. Nello specifico, alcuni geni immunitari mancano completamente e questo li rende a rischi di alcuni virus, soprattutto a quello dell’influenza avaria. Il motivo sembrerebbe essere legato all’isolamento della specie che non gli ha permesso di crearsi un sistema immunitario funzionale.
Le parole dei ricercatori: “I cigni mancanti sono estremamente sensibili all’influenza aviaria altamente patogena – HPAI, che viene spesso definita influenza aviaria – e possono morire a causa di essa entro tre giorni. I nostri dati suggeriscono che il sistema immunitario del cigno nero è tale che, se un’infezione virale aviaria si stabilisse nel suo habitat naturale, la loro sopravvivenza sarebbe in pericolo. Al momento non abbiamo HPAI in Australia, ma si è diffuso dall’Asia al Nord America, Europa, Nord Africa e Sud America. Quando è stato introdotto in nuove località, come Cile e Perù, migliaia di uccelli marini selvatici sono morti.”
Se da un lato questa scoperta può aprire gli occhi a chi di dover sul rischio della specie, da un lato il cigno nero potrebbe essere fortunato. La scoperta di questa possibilità può aiutare a creare dei protocolli per proteggerli. A questo si aggiunge anche il fatto che la popolazione mondiale è bella nutrita.
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