I ricercatori hanno scoperto che l’alga rossa “Sphaerococcus coronopifolius“, presente al largo della costa di Peniche, possiede composti con attività antitumorale che possono contribuire allo sviluppo di nuovi farmaci o aumentare l’effetto dei farmaci antitumorali esistenti.
“Siamo stati in grado di capire che due delle sette molecole studiate erano in grado di inibire la crescita delle sfere tumorali, quindi abbiamo proceduto con lo studio per una valutazione più approfondita fino alla possibile scoperta di un potenziale farmaco” , hanno spiegato gli autori dello studio. I composti di questa alga “possono anche avere il potenziale per essere usati in combinazione con le attuali terapie, migliorando l’effetto dei farmaci esistenti“, ha aggiunto.
Il team di ricercatori, che comprende biologi, biochimici, chimici e farmacisti, ha studiato 27 macroalghe al largo della costa di Peniche, nel distretto di Leiria, fino a quando non sono riusciti a “isolare i composti responsabili del potenziale antitumorale e capire che tipo di azione inducono“.
Lo “Sphaerococcus coronopifolius” ha dimostrato di essere l’alga con un potenziale antitumorale quando testato su linee cellulari umane derivate dal cancro del colon-retto e dal cancro del fegato.
Durante il progetto quadriennale, i ricercatori sono stati in grado di scoprire composti che possono inibire la crescita delle cellule tumorali, avendo isolato sette molecole, di cui due nuove di origine marina erano sconosciute agli scienziati.
Lo studio ha integrato indagini più ampie, finanziate a 174mila euro dalla Foundation for Science and Technology (“Red2Discovery”) e a due milioni di euro dal programma comunitario Compete (“POINT4PAC”).
La prima fase del lavoro è stata completata ed i risultati ottenuti hanno “aperto” nuove opportunità di ricerca per continuare a valutare e comprendere le reali potenzialità terapeutiche di questi composti in quest’area. Il team ha nuovamente applicato il progetto a nuove fonti di finanziamento, per proseguire lo studio, con l’obiettivo di “validare il risultato in modelli più complessi, utilizzando vari tipi di cellule e tessuti tumorali per comprendere l’effettivo effetto antitumorale“.
Ph. credit: biologiamaria
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