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Coronavirus: un casco a ventilazione potrebbe mitigare l’uso di sedativi

Alcuni esperti del campo medico (Aurika SavickaitėJohn P. Kress, Bhakti Patel) hanno realizzato la NIV Helmet Technology, una tecnologia non invasiva per trattare i pazienti con problemi respiratori legati al coronavirus COVID-19. In particolare si tratta di un casco a ventilazione che tra le altre cose potrebbe ridurre l’uso di farmaci.

Al momento molti ospedali nel mondo rischiano di rimanere senza farmaci, compresi i sedativi, fondamentali per trattare i pazienti in terapia intensiva con casi gravi di coronavirus. I ventilatori meccanici, che già scarseggiano, richiedono l’intubazione del paziente; questo è un processo invasivo che richiede l’uso di sedativi, tuttavia con le forniture che scarseggiano diversi pazienti sono costretti a sottoporsi al trattamento completamente coscienti.

Il mancato utilizzo di sedativi nei pazienti in ventilazione può portare a conseguenze devastanti. Essere costretti a respirare mentre si è coscienti potrebbe influire negativamente sulla salute mentale; il paziente indotto dal panico potrebbe strappare i tubi respiratori, danneggiare le corde vocali e perdere la capacità di parlare in maniera permanente. Inoltre il disagio causato dall’intubazione può causare angoscia nel paziente influendo così sul suo recupero. Nel complesso i pazienti senza l’assunzione di sedativi vivono un vero e proprio incubo.

Il nuovo casco è la soluzione per il trattamento del COVID-19

La tecnologia NIV Helmet Technology basata sul casco a ventilazione non richiede uso di sedativi, in questo modo si arginerebbe alla problematica delle scorte ridotte. Inoltre allevierebbe lo stress del paziente aumentandone la guarigione, poiché il trattamento non è invasivo e consente loro di parlare, mangiare e bere. L’utilizzo del casco ha evitato l’intubazione nel 20-30% dei pazienti con COVID-19. C’è da dire inoltre che i caschi risultano superiori alle attuali mascherine, poiché pervengono l’aerosol e limitano il rischio di infezione del personale medico.

Si tratta senz’altro di un’iniziativa che potrebbe risultare in una svolta positiva in questa pandemia nel caso venisse adottata a livello mondiale.

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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