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Coronavirus: superati i 100 milioni di contagiati nel mondo

È praticamente passato un anno dall’inizio della pandemia, anche se risulta difficile datarla con precisione. Nel giro di questi “12 mesi”, ad oggi, sono più di 100 milioni i casi di contagio nel mondo. Un pietra miliare che non indica per niente che siamo usciti dall’emergenza visto che il record di casi giornalieri è solo dell’8 gennaio.

Anche a livello di morti si è superato da poco una cifra spaventosa, più di 2 milioni, nello specifico 2.156.775 al momento della scrittura dell’articolo. Si parla di una letalità del 3% rispetto ai casi che hanno portato a un esito. I guariti sono invece 74.665.521.

Se da un lato possiamo guardare un tenue bagliore creato dall’arrivo dei vaccini contro il coronavirus e la malattia che ne consegue, il Covid-19, per uscire dall’emergenza ci vorrà ancora molto. Al momento sono infatti le nuove varianti del virus che preoccupano, quella inglese, quella sudafricana e quella brasiliana.

 

Coronavirus: la pandemia

Il paese più colpito a livello di numeri assoluti sono gli Stati Uniti con oltre 25 milioni di casi e 432.000 morti. Il paese che invece conta più morti in base alla popolazione è il Regno Unito con 1.471 morti ogni milione di abitanti e a seguire c’è l’Italia con 1.431.

Questo gennaio la situazione è peggiorata un po’ ovunque e nonostante tutti i problemi, in Italia siamo riusciti a contenere l’aumento e anzi a vedere una diminuzione dei nuovi casi e delle persone ospedalizzata. Così non possono dire gli altri grossi paesi europei come la Spagna e la Germania. Soprattutto quest’ultima ha dovuto fare i conti con un aumento di morti mai visto nei mesi precedenti.

Attualmente le risposte dei governi sono uguali praticamente ovunque. Chiusura delle scuole, anche se non tutti i gradi, chiusura delle attività non essenziali e lockdown localizzati per province e regioni, tutto questo in attesa di vedere procedere il piano vaccinale, altro grosso problema. Come sappiamo infatti, le case farmaceutiche stanno tagliando le dosi destinate ai paesi europei. In sostanza, c’è ancora molto da fare.

Ph. credit: Salute.gov.it

Giacomo Ampollini

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