I virus mutano in continuazione e questo coronavirus non fa di certo eccezione. Se da un lato le prime mutazioni sono quelle che lo hanno reso effettivamente pericoloso, le successive tendono a ridurre certi aspetti come la mortalità; se l’ospite muore l’agente patogeno muore con esso quindi una mutazione più letale sarebbe controproducente. Il cambiamento che però può far nascere problematiche è una maggiore capacità di diffusione.
In Inghilterra è stato scoperto un nuovo ceppo del SARS-CoV-2 in queste settimane. Da subito si è visto come sembra sia in grado di diffondersi con rapidità, ma gli esperti sembrano essere un attimo più cauti in merito. Il suo nome è VUI-202012/01 e non è chiaro se risulta essere più contagioso o è colpa dell’atteggiamento delle persone che tendono a essere meno attente dopo 10 mesi di pandemia.
La risposta, dopo giorni di analisi, è invece che sì, si tratta di un ceppo più contagioso, ma che in realtà non sembra avere un grande impatto sulla gravità della malattia. Le ospedalizzazioni non sono aumentate maggiormente rispetto alla ceppo attualmente più diffuso, così come il numero di decessi. Detto questo, i dati attualmente disponibili non sono abbastanza per poter dire se l’effetto finale sarà maggiore, minore o uguale.
Per quanto riguarda il vaccino non sembra ci sia il bisogno di preoccuparsi. Tutti i vaccini che sono stati fino ora sperimentati hanno preso in considerazione i diversi ceppi attualmente diffusi nel mondo e l’efficacia non ne ha risentito. Ovviamente la certezza non c’è, ma solo il tempo ci dirà come le cose andranno.
Ph. credit: Siemens Healthineers
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