Che la pandemia di coronavirus sarebbe stata più tragica per determinati paesi e per le realtà più esposte ai pericoli di un nemico tanto insidioso era cosa ampiamente prevedibile. Ma ciò che sta accadendo in Ecuador è davvero qualcosa di agghiacciante: impossibilitati a dare degna sepoltura alle persone decedute a causa del virus, sempre più famiglie sono state costrette a tenere le loro salme nelle proprie abitazioni. Dopo qualche giorno dal decesso però, la situazione in casa diventa insostenibile, al punto da costringere i parenti delle vittime a lasciare per strada i propri cari che non ce l’hanno fatta.
“Mio zio è morto in casa tre giorni fa ma nessuno è venuto a prelevarne il corpo. Dopo così tanto tempo non potevamo continuare a tenerlo in casa e siamo stati costretti a lasciarlo in strada” si legge tra le testimonianze arrivate al quotidiano Expresso di Guayaquil. La terribile situazione è stata quindi presa a cuore da una giornalista, Blanca Moncada, che ha deciso di utilizzare i suoi canali di social media come una sorta di bollettino di guerra, con tanto di numero di decessi, nomi e recapiti degli sventurati.
I numeri sono purtroppo spietati e stanno mettendo a dura prova una comunità peraltro densamente popolata, che per un perfido scherzo del destino risulta anche la più colpita dal coronavirus in tutto il paese. Inoltre, pare che il numero di morti sia in così rapida crescita che la maggior parte di essi non viene neppure contata nelle statistiche ufficiali. La situazione è quindi estremamente complessa e il sindaco di Guayaquil, Cynthia Viteri, ha chiesto al governo l’autorizzazione a rimuovere i corpi dalle strade e cominciare a stiparli in alcuni container almeno fino a quando non si creeranno nuovi spazi nei cimiteri.
La giornalista Blanca Moncada commenta così l’agghiacciante situazione: “Siamo estremamente grati a tutti coloro che stanno dando una mano in queste terribile emergenza. Per la nostra comunità si tratta di una tragedia senza precedenti: il sistema sanitario è ormai al collasso, al punto che non si stanno nemmeno effettuando verifiche sui decessi per accertare la positività al coronavirus. I familiari, in virtù di ciò, non possono neppure andare a ritirare i resti dei propri cari e salutarli dignitosamente“.
Anche il presidente Lenin Moreno ha dovuto ammettere la gravità della situazione. Nel paese, le morti ufficiali sarebbero già 150; un numero estremamente preoccupante, se si considera l’elevata densità di popolazione di Guayaquil. Le misure di quarantena imposte dal governo sarebbero state applicate troppo tardi e la crescita esponenziale di malati impedisce ai laboratori perfino di eseguire gli specifici test per verificare la positività al coronavirus.
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