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Coronavirus: risolto il mistero della positività dei cosidetti casi di ritorno

Finora c’è stato un aspetto legato ai contagi da coronavirus che ha preoccupato particolarmente le autorità sanitarie di tutto il mondo, i casi di ritorno. Persone ritornate negative dopo aver contratto il virus che per qualche motivo tornavano positive. Sono stati segnalati diversi casi in tutto il mondo, soprattutto in Sud Corea. Adesso l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha una spiegazione.

All’inizio si è data la colpa a dei falsi positivi/negativi dei test. Una teoria debole per molti motivi e infatti la spiegazione sembrerebbe un’altra. In sostanza, è il corpo che sta ancora espellendo le cellule polmonari morte a causa della precedenza presenza del virus. Nessun nuovo contagio.

Le parole di un portavoce dell’OMS: “Siamo consapevoli che alcuni pazienti risultano positivi dopo il loro recupero clinico. Da quello che attualmente sappiamo, e questo si basa su dati molto recenti, sembra che questi pazienti stiano espellendo i materiali lasciati dai loro polmoni, come parte della fase di recupero:”

 

Coronavirus: niente paura per i casi di ritorno

“Mentre i polmoni guariscono, ci sono parti del polmone che sono cellule morte che stanno emergendo. Questi sono frammenti di polmoni che si stanno effettivamente rivelando positivi. Non è un virus infettivo, non è una riattivazione. In realtà fa parte del processo di guarigione.”

Questa scoperta è sicuramente molto positiva. Ritornare contagiati indica che forse non c’era la certezza della produzione di anticorpi a seguito della malattia. Un problema che avrebbe reso più difficile il passaggio alle successive fase dell’emergenza Covid-19. Per fortuna non sembra essere così e diversi studi hanno visto che invece la formazione di cellule di difesa è certa.

Giacomo Ampollini

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