Il coronavirus è arrivato negli Stati Uniti. Ovviamente il virus era approdato nei 50 stati mesi fa, ma solamente la massiccia campagna di test delle ultime settimane ha evidenziato al portata del problema. Più di 400.00 casi accertati, oltre a tutti gli asintomatici. Un numero impressionante che ne nasconde un alto. Gli afroamericani sembrano quelli più a rischio.
La popolazione statunitense è sicuramente più variegata di quella italiana e questo permette di vedere questa pandemia da molteplici punti di vista. Se si separano i numeri da punto di vista delle “razze”, si vede come gli afroamericani, nonostante siano una percentuale più bassa della popolazione, presentano una tasso spaventosamente più alto.
Molti dei 50 stati stanno registrando numeri particolari. Per esempio, nel Michigan il 33% dei casi totali e il 41% dei decessi è legato alla popolazione afroamericane anche sono soltanto il 14% di quella totale. In Louisiana rappresentano il 70% delle morti a fronte del 32% della popolazione totale. In Illinois i casi ufficiali sono il 29,4% dei casi e il 42% delle morti nonostante siano il 15% della popolazione. Anche altri stati stanno registrando situazioni simili, così come le singole grandi città.
La domanda sorge spontanea, perché? Sono più vulnerabili a livello genetico? No, la risposta è più semplice. Per motivi socio-culturali, è la parte di popolazione che tende di meno ad ascoltare e a seguire le misure imposte alla popolazione. Unito a questo aspetto purtroppo presente ce n’è un altro.
Molti non si sentono a rischio a causa di una serie di notizie che sono girate nel primo periodo della pandemia. Si vociferava che gli afroamericani erano immuni al coronavirus. Molti ci hanno creduto e hanno allo stesso modo sfidato le misure atte a contenere il contagio.
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