Non è una novità che in Italia siano arrivate meno dosi del dovuto, ma non è un problema solo nostro, è di tutta l’Europa. Il principale fornitore di vaccini contro il coronavirus per la maggior parte dei paesi dell’Unione, praticamente unico considerando che Moderna ha iniziato da poco a distribuirli, è Pfizer il cui trattamento è stato sviluppato in collaborazione con BioNTech. Adesso la produzione è stata ridotta, ma non è l’unico ostacolo.
La risposta ufficiale di Pfizer è che stanno lavorando per ampliare il polo produttivo in Belgio così da produrre poi più vaccini. In realtà però buona parte del problema sembra girare intorno al costo delle dosi dei vaccini che l’Europa paga di meno rispetto agli Stati Uniti, per esempio, o anche Israele.
Se con Pfizer sta andando male, con AstraZeneca potrebbe andare peggio invece. La compagnia ha già annunciato che le dosi consegnate saranno meno di quelle previste, per tutti anche se per alcuni paesi più degli altri. Attualmente sembra che l’Italia riceverà meno della metà di quanto preventivato, un po’ come gli altri grossi paesi. Apparentemente la colpa è stata data a una resa di produzione ridotta in un sito; una dichiarazione che lascia molto dubbi.
Ora tutti i governi dovranno rivedere i propri piani vaccinali e ovviamente non è una notizia positiva. Già con ritmi di somministrazione più alti si parlava di arrivare ben oltre la metà dell’anno prima di raggiungere un numero di persone immuni sufficiente a tornare alla normalità, ora ci vorrà di più.
Il pericolo più grosso, il timore di molti, è che molte dosi già date vadano sprecate. Per funzionare il trattamento di Pfizer prevede due dosi e c’è un tempo limite entro il quale va inoculata la seconda. Se non verranno gestite bene le attuali dosi a disposizioni e quelle che arriveranno, alcuni potrebbero dover rifare la prima iniezione.
Ph. credit: EPR
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