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Coronavirus: cosa c’è dietro la “nonchalance” della Svezia?

La pandemia di coronavirus continua a costringere i cittadini italiani ed europei a restare chiusi in casa e a sottostare a misure restrittive più o meno rigide, a seconda della linea adottata da ciascuno Stato. In Italia, ormai in lockdown da un mese, l’economia è praticamente ferma e lo sarà almeno fino al 13 aprile, promettendo un conto molto salato quando la tempesta sarà passata. Chi sta invece adottando una strategia molto “morbida”, soprattutto se paragonata a quello che il nostro paese ha imposto, è la Svezia.

 

La Svezia non starebbe sottovalutando il coronavirus, ma solo contrastandolo con i propri metodi e i propri tempi

Il paese, che certo non è stato immune al coronavirus, facendo contare circa 5.000 casi e 282 decessi, ha deciso di non attuare alcuna serrata delle attività. I negozi e le fabbriche sono ancora operative e le scuole non sono state chiuse; ma cosa c’è alla base di questa scelta? Che gli svedesi stiano sottovalutando la minaccia? Non proprio. Lungi dall’essere completamente indifferente alla pandemia, il governo svedese ha infatti imposto delle misure restrittive, certamente meno drastiche di quelle italiane: sono infatti vietati gli assembramenti e le manifestazioni che concentrino più di 50 persone e le case di riposo sono state letteralmente rese “off limits“.

Le ragioni di una linea strategica del genere vanno probabilmente cercate leggendo le parole di Eva-Kristin Urestad Pedersen, giornalista dell’Internazionale: “L’epidemiologo nazionale Anders Tegnell ha valutato la situazione in un certo modo e ha deciso di procedere di conseguenza. La strategia adottata deve rispondere alle esigenze della Svezia, che non sono sempre assimilabili a quelle degli altri paesi, che pure non hanno risparmiato critiche a questo approccio. La società svedese è organizzata in maniera differente: oltre alla bassa densità di popolazione, la Svezia conta un numero elevatissimo di persone che vivono da sole e poche persone vivono con anziani. Inoltre, non c’è l’usanza di salutarsi con baci e abbracci come ad esempio in Italia o Spagna“.

Nello Giuliano

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