Quanti studenti italiani frequentano corsi scientifici, tecnologici o informatici? Rispondere a questa domanda non è facile ma, fortunatamente, grazie ai report periodici di Almalaurea possiamo farci un’idea della diffusione delle materie scientifiche nel nostro Paese.
I dati che andremo inizialmente ad esaminare sono riferiti al periodo 2019-2020, una scelta per nulla casuale se pensiamo che, in quel lasso di tempo, sono avvenuti cambiamenti epocali nella nostra società e nel nostro modo di approcciarci alla cultura. Il primo tra questi è la fioritura dei corsi universitari online che, proprio grazie ad una serie di fattori contingenti, hanno riscosso un grande successo tra gli aspiranti laureati.
La possibilità di frequentare corsi universitari online è argomento di dibattito ancora oggi perché, di fatto, mette in luce una serie di obiettivi imprescindibili che il Governo intende portare a segno entro il 2030.
Ci riferiamo a tutti gli investimenti posti in essere in materia di divario digitale e ai fondi stanziati per supportare famiglie e imprese nell’accesso a banda ultraveloce e connessioni anche nelle zone più remote del Paese.
Questo avviene mentre la didattica a distanza assume sempre maggior rilievo nell’educazione scolastica e universitaria del Paese, dal momento che ha permesso a tutti di accedere allo studio, anche nel bel mezzo del caos generato dalla pandemia.
I dati di Almalaurea circa la diffusione di discipline universitarie come ingegneria, medicina, informatica o chimica vedono una crescita repentina, perché vengono considerate opportunità ideali per trovare posti di lavoro con stipendi elevati.
In media, infatti, dopo tre anni dal conseguimento di una laurea scientifica si registrano 90 impiegati su 100 con stipendi medi che partono dai 1600 euro a salire. Le laure umanistiche, invece, hanno un tasso di occupazione post-laurea del 38% e redditi decisamente inferiori.
Trattare l’argomento in questo modo, tuttavia, potrebbe farci correre il rischio di generalizzare e banalizzare una tematica ben più profonda e complessa. Difatti, gli studenti universitari che portano a termine lauree in comunicazione, pur avendo inizialmente introiti minori dei laureati in materie scientifiche, trovano rapidamente occupazione e gli stipendi nel corso del tempo, pressappoco, si assomigliano.
Nel 2021 la situazione fa trasparire una prevalenza di matricole nelle cosiddette lauree Stem, ovvero ad indirizzo scientifico. La crescita degli iscritti, tuttavia, vive ancora una netta prevalenza di ragazzi se consideriamo che i laureati Stem sono il 24,7% del totale, mentre le ragazze sono appena il 16,2%
In valore assoluto, le matricole presso università scientifiche sono in aumento, soprattutto nei corsi di studio triennali. Dalle 85 mila dell’anno accademico 2016/17 siamo passate alle 94 mila matricole del 2021, un aumento di ulteriori 2 mila unità rispetto all’anno precedente.
Il dato, ovviamente, tiene conto dei laureati e delle matricole provenienti da tutte le istituzioni universitarie accreditate e, quindi, include i laureati presso i corsi universitari online che, come visto in apertura di questo approfondimento, continuano a crescere anno dopo anno.
Il motivo di appeal di questi indirizzi di studio resta l’ambizione a stipendi dignitosi e questo è un dato molto interessante che getta luce sulla condizione del mercato del lavoro in Italia, attanagliato dall’incessante dibattito circa la difficoltà di trovare risorse umane in luoghi di lavoro che promettono condizioni difficili e stipendi molto bassi.
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