Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Prendere il Covid-19 dovrebbe essere quasi la normalità per noi, ma un nuovo grande studio ha suggerito che può aumentare il rischio di sviluppare malattie autoimmuni del 43% nei mesi successivi l’infezione. L’impatto di questo studio è enorme: è la prova più forte finora per rispondere a questa domanda sul Covid-19 e sul rischio di malattie autoimmuni.
Anche studi precedenti hanno trovato un collegamento tra il virus e l’aumento del rischio di sviluppare le malattie autoimmuni, ma questa nuova ricerca era limitata a piccoli studi incentrati su poche condizioni, come l’anemia emolitica autoimmune, che colpisce i globuli rossi, e la sindrome di Guillain-Barre, che colpisce le cellule nervose.
I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di 640.000 persone che hanno contratto il Covid-19 nel 2020 e di 1,5 milioni di persone che non hanno contratto consapevolmente il coronavirus quell’anno per esplorare come l’infezione potrebbe influenzare il rischio di sviluppare una qualsiasi delle 30 condizioni autoimmuni. I ricercatori hanno esaminato la velocità con cui alle persone veniva riscontrata una malattia autoimmune nei 3-5 mesi successivi al Covid-19. Hanno confrontato questi tassi con quelli delle persone che non avevano contratto il virus. Circa il 10% dei partecipanti in ciascun gruppo aveva malattie autoimmuni preesistenti.
Tra le persone che non hanno mai sofferto di questa tipologia di malattie, quando sono state infettate hanno sviluppato una malattia autoimmune durante il periodo follow-up. In altre parole, il gruppo Covid-19 aveva una probabilità di malattia autoimmune superiore del 43% rispetto al gruppo di controllo. Tra quelli con autoimmunità esistente, coloro che hanno contratto il virus avevano una probabilità del 23% maggiore di sviluppare un’ulteriore malattia autoimmune nel periodo di follow-up. Inoltre il Covid-19 è stato collegato a un rischio sempre maggiore di vasculite, ossia un’infiammazione dei vasi sanguigni.
Il gruppo precedentemente infetto aveva un tasso superiore del 63% di un tipo di vasculite chiamato arterite temporale rispetto al gruppo non infetto. Anche i problemi autoimmuni alla tiroide, un organo a forma di farfalla nella gola che rilascia ormoni, e la condizione della pelle psoriasi erano fortemente legati alla precedente infezione da Covid-19, così come l’artrite reumatoide, che causa gonfiore alle articolazioni. Ovviamente è uno studio ancora iniziale e c’è bisogno di proseguire la ricerca su come il Covid-19 stia potenzialmente innescando l’autoimmunità perché molte persone continuano a soffrire degli effetti della malattia. Esistono diverse ipotesi su come la malattia possa innescare l’autoimmunità ed è possibile che meccanismi diversi influenzino diversi sistemi di organi.
Comprendere in che modo Covid-19 influisce sul rischio di malattie autoimmuni aiuterà nell’esecuzione delle misure di prevenzione e dei trattamenti precoci per prevenire la morbilità e la mortalità associate. Altre infezioni virali, inclusa l’influenza, sono stati collegati a malattie autoimmuni, quindi sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire quali effetti sono specifici. Lo studio inoltre non è in grado di mostrare se diverse varianti di coronavirus siano collegate a un rischio più alto o più basso di malattia autoimmune o in che modo la vaccinazione Covid-19 influisca su tale rischio.
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